Economia

Right Hub, la startup innovativa che fa da ponte tra profit e non profit

Il general manager Luca Guzzabocca, in occasione dell'inizio del Festival del Fundraising di Peschiera del Garda di cui la società è sponsor, ha incontrato Vita per raccontare il proprio impegno, «la costruzione di competenze manageriali votate a efficienza, efficacia e sostenibilità sociale e ambientale nell’utilizzo delle risorse economiche è la voce di primaria importanza per il futuro del Terzo Settore»

di Lorenzo Maria Alvaro

Quasi 4.000 buyer (tra organizzazioni profit e non profit) e circa 1.800 seller di economia sociale (cooperative sociali, cooperative di produzione e lavoro, imprese sociali, imprese low profit, consorzi di cooperative sociali), che attraverso una piattaforma online si incontrano e fanno affari promuovendo l’integrazione tra profit e non profit. È questo Right Hub. La start up innovativa a vocazione sociale fondata da Luca Guzzabocca (nella foto di apertura), un passato business in imprese e multinazionali che ha deciso di imbarcarsi in questa nuova avventura «per sviluppare le competenze manageriali del non profit su temi operativi quali la gestione di acquisti e logistica, la formazione e il supporto a vendite e marketing, oltre che all’analisi della sostenibilità della catena di fornitura». Vita.it lo ha ospitato in redazione e lo ha intervistato.

In cosa consiste e come funziona Right Hub?
Siamo una start up innovativa, una srl, nata per supportare tutto il Terzo Settore dal punto di vista dell'efficienza innovativa e per lo sviluppo e l'accelerazione dell'economia sociale. L'efficienza operativa riguarda i processi interni di una non profit inerenti ad esempio all'acquisto e alla logistica di beni e servizi, la sostenibilità della filiera d'acquisto e di approvvigionamento, marketing e vendita per impresa sociale e cooperative sociali. Quando parliamo di economia sociale invece intendiamo il mettere in maggiore evidenza il livello di qualità dei servizi e dei beni dei soggetti sociali. Il nostro impegno è volto ad aiutare l'integrazione e l'interfunzione tra profit e non profit.

Come nasce questa idea?
Nasce dalla mia esperienza personale di 26 anni di attività come manager di acquisti e logistica in aziende e multinazionali. Questo, abbinato all'esperienza come socio fondatore dal 2007 dell'associazione “Acquisti & Sostenibilità”, che si occupa proprio di sostenibilità sociale etica e ambientale delle catene di fornitura mi ha dato un quadro chiaro della situazione. Le due esperienza hanno creato in me l'idea, che poi è diventato Right Hub, di mettere a disposizione le mie competenze verso il non profit, dove esistono ampi margini di miglioramento su questi temi.

Siete appena nati, come sono le prime risposte?
La società è stata fondata l'8 gennaio. L'idea parte nel 2014. La risposta è molto buona. Abbiamo 8mila organizzazioni censite, di cui 1000 cooperative sociali, 500 imprese for profit e il resto sono altre forme giuridiche non profit, dalle fondazioni alle onlus. Abbiamo già avuto diverse richieste sul nostro portale Right Hub matching. Si va da attività di montaggio e smontaggio arredamenti a servizi di pulizia, alla fornitura prodotti per l'ufficio fino alla ristorazione e catering, al materiale promozionale alle vending machine. C'è interesse da parte delle aziende private verso il mondo dell'economia sociale di cui, fino ad oggi, avevano una conoscenza occasionale e non strutturata. Le potenzialità dell'economia sociale infatti non sono note né pubblicizzate nel mondo for profit.

In sostanza la vostra idea è quella di chiedere al non profit di perseguire fini sociali, ma con organizzazione e competenze tipiche del profit?
Cooperative sociali e imprese scoiali possono essere fornitori alternativi e paragonabili a quelli tradizionali cui si rivolgono le aziende. Perché sia così però dobbiamo far crescere l'economia sociale in modo che diventi veramente competitiva con i canali tradizionali. Per farlo è chiaro che c'è una grossa necessità di guardare i propri processi e andare oltre alle dinamiche di fundraising e assistenzialismo pubblico. C'è da lavorare molto sull'efficienza interna. Oltretutto la riforma del Terzo settore obbligherà alla trasparenza e ai bilanci. Questo significa lavorare sulla struttura interna in termini di costi ed efficienza. Il Terzo Settore è chiamato a  diventare adulto e cominciare a porsi ai partner con un approccio for profit. Quindi in modo strutturato e manageriale.

È per questo che siete sponsor del Festival del Fundraising?
Esatto. Il 6, 7 e 8 maggio saremo al Festival per farci conoscere e parlare con i fundraiser. Vogliamo cominciare a discutere dei temi che ci stanno a cuore e dell'approccio diverso che portiamo in dote. Il 13 maggio poi avremo il primo evento pubblico e gratuito dal titolo “Efficienza operativa prima e dopo il Fundraising” al Principe di Savoia di Milano. Con noi ci saranno Marco Grumo, professore di Altis, l’Istituto Italiano della Donazione, e Save the Children nel ruolo di best practice con Claudio Gatti. 

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