Welfare

Salvare Safiya, condannata alla lapidazione in Nigeria

Si mobilitano le associazioni italiane per salvare Safiya Tungar Tudu, la donna incinta che dovrà essere lapidata in Nigeria

di Emanuela Citterio

Sempre più associazioni si stanno mobilitando per salvare la donna nigeriana condannata a morte con l’accusa di aver avuto rapporti fuori dal matrimonio. La donna, che aspetta un bambino, dovrà essere sotterrata fino al collo e colpita con pietre fino a quando esalerà l?ultimo respiro. L?uomo con cui la trentenne nigeriana avrebbe concepito il proprio figlio è stato invece assolto per insufficienza di prove. La sentenza emessa dalla corte di Gwadabawa, nello Stato di Sokoto, che ha condannato Safiya Tungar Tudu è contestata anche nel mondo islamico da autorevoli studiosi musulmani di diritto. Anche l’Italia si è mobilitata con un’interpellanza parlamentare rivolta ieri dal gruppo dei Verdi al ministro degli esteri italiano, Renato Ruggiero. I Verdi hanno anche annunciato in una nota che, insieme alla loro presidente, Grazia Francescato, prenderanno parte oggi alla manifestazione di protesta indetta dall’associazione, contro la pena di morte, ‘Nessuno tocchi Caino’ davanti all’ambasciata nigeriana a Roma. La Comunità di Sant?Egidio ha lanciato una campagna sul suo sito (http://www.santegidio.it/it/pdm/news/ap_safir.htm), invitando a inviare al presidente nigeriano Olusegun Obasanjo ed alle altre autorità competenti un appello umanitario per salvare la donna dall?esecuzione, che dovrebbe avere luogo dopo che Safiya avrà partorito e completato il periodo di allattamento. L?appello (il testo in inglese è disponibile sul sito della Comunità di Sant?Egidio) può essere inoltrato via fax all?ambasciata della Nigeria a Roma, fax: 06.6832528.


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