Salute

Fratres: «Escludere i gay dalla donazione di sangue è una follia»

Il presidente nazionale di Fratres, Luigi Cardini, commenta la decisione della Corte di Giustizia UE: «non è un problema di discriminazione o razzismo. Semplicemente l'idoneità non può dipendere dagli orientamenti sessuali. A decidere deve essere la valutazione medica che viene fatta caso per caso»

di Lorenzo Maria Alvaro

Sta facendo molto discutere l'intervento della Corte di giustizia Ue circa la legge sulla donazione del sangue francese. In questi giorni infatti il Parlamento francese stava mettendo in discussione una legge, in vigore da 32 anni, che esclude gli omosessuali dalle donazioni.

Secondo la Corte, «l’esclusione permanente dalla donazione di sangue per uomini che abbiano avuto rapporti omosessuali può alla luce della situazione in Francia, essere giustificata». Esprimendosi la Corte fa riferimento al fatto che, nel periodo 2003-2008, in Francia la quasi totalità dei contagi da Hiv ha avuto la sua causa in un rapporto sessuale e la metà dei nuovi contagi riguardano uomini che hanno avuto rapporti omosessuali con un tasso 200 volte superiore a quello della popolazione eterosessuale.

«La condizione secondo cui un donatore possa donare dipende dallo stile di vita non dall'orientamento sessuale», sottolinea a Vita.it, Luigi Cardini, presidente nazionale di Fratres. «Non posso giudicare la scelta della Corte Europea perché non conosco a fondo le carte, ma posso dire che se lo stile di vita è tale da poter recare danno al ricevente è chiaro che il soggetto esaminato debba essere escluso dalla donazione. Questo che si tratti di un omosessuale o di un eterosessuale».

Detto in altre parole l'idoneità non c'entra con l'omosessualità. «La cosa più giusta è valutare caso per caso», continua Cardini, «facendo gli accertamenti medici del caso. Escludere un segmento intero dalla popolazione più che essere discrimanante è dannoso per la raccolta, perché non prende in considerazione persone che potrebbero essere idonee».

«La donazione in Italia non è preclusa a nessuno», continua il presidente, «qui lavoriamo attraverso il consenso informato e valutando, anche con esami, ogni songolo potenziale donatore. Ci possono essere donatori eteresessuali, che avendo rapporti sessuali a rischio, vengono scartati. Dire un “no” o un “si” preventivo, in base ad una definizione sessuale, è molto sbagliato. Non ne faccio una questione etica, di lotta al razzismo o di discriminazione. Parlo esclusivamente dal punto di vista medico. La donazione è una cosa seria».

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