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Migranti, L’Ue continua a non avere una strategia

Le organizzazioni europee deluse dall'esito del vertice europeo straordinario. «Il fatto che il tema delle migrazioni sia ora nell'agenda dell'unione è positiva. Ma dal summit non sono nati strumenti adeguati, una strategia seria né un impegno vero dei 28 membri», sottolinea Francesco Petrelli, portavoce di Concord Italia

di Lorenzo Maria Alvaro

Ieri era il d-day europeo sul tema delle migrazioni. A Bruxelles ha avuto luogo il Consiglio Europeo straordinario chiesto da Matteo Renzi dopo la tragedia del naufragio che provocato oltre mille morti. L'esito è stato la triplicazione dei fondi per Triton che porterà il bilancio dell'operazione europea a 120 milioni di euro, una cifra pari a quella investita per Mare Nostrum. È iniziato anche un percorso che preveda una diversa distribuzione dei profughi tra i Paesi, anche se i numeri non sono ancroa stati stabiliti. Infine è stato definitivamente archiviato il tema militare insieme al progetto che prevedeva l'affondamento delle imbarcazioni dei trafficanti direttamente nei porti di provenienza. Per fare un bilancio sugli esiti Vita.it si è rivolta a Francesco Petrelli, portavoce di Concord Italia, la confederazione delle ong europee.

Sembrerebbe che Triton diventi una Mare Nostrum europea, come in tanti auspicavano, cosa ne pensa?
Prima vorrei fare una considerazione generale.

Prego…
È importante che sia stato convocato questo summit che si doveva dotare di una nuova grande strategia. Questa strategia però non c'è. Il Consiglio non ha partorito neanche il famoso topolino. D'altrone che Triton non abbia nel suo mandato il soccorso e il salvataggio delle persone in mare non lo dice direttamente il direttore di Frontex. Insomma è come voler dipingere con un mestolo da cucina.

Quindi sta dicendo che non siamo di fornte ad una Mare Nostrum allargata?
Certo perchè manca lo strumento, una Mare Nostrum vera. Triton richia di essere inadeguato e incapace di gestire la situazione in modo adeguato. Bisogna ricordare poi che MAre Nostrum non solo si occupava di salvare i profughi ma aveva anche una funzione di contrasto al fenomeno della tratta. Basti pensare che furono arrestate alcune centinaia di scafisti e sequestrati circa 500 natanti. E questo è solo una delle noti dolenti

Quali sono le altre?
Tanto per cominciare che non si è pensato che all'emergenza. Sempre in termini concreti hanno pensato a come salvare la gente in mare, ma non a come creare l'alternativa al consegnarsidi queste persone agli scafisti. Anche qui c'era una risposta concretissima a portata di mano: quella di garantire a terra la messa in sicurezza di alcune zone per chi vuole partire. Questo tema manca completamente.

C'è però unpo spiraglio per quello che riguarda la ricollocazione dei rifugiati sul territorio europeo…
Ma uno spiraglio minimo. L'impegno di passare da 5 a 10mila persone, che voleva Juncker non è passato. C'è un evidente problema condivisione dei 28 Paesi. Non si può assistere ad esempio alla fuga di Cameron che mette le mani avanti propone aiuti economici ma si rifiuta di accogliere una quota di persone. Senza contare che non c'è stato il superamento del regolamento di Dublino che dice che se il migrante viene salvato oltre le 30 miglia dalla costa deve essere accolto da chi lo recupera in mare. Questo regolamento è una delle cause del tilt, del corto circuito che stiamo vivendo.

Quello però che non si può negare è che sia cambiato l'approccio europeo al problema dei migranti…
L'Europa ha preso atto della dimensione del problema. Il fatto che sia stato convocato in quattro giorni un vertice è certamente importante e non lo sottovaluto. Vuol dire che la questione comincia ad assumere l'importanza che merita. Anche perché si tratta di un fenomeo che rischia di travolgerci. La cosa che fa paura è la mancanza di lungimiranza e sguardo al futuro. L'Europa non guarda, come diceva De Gasperi, alle prossime generazioni ma solo alle prossime elezioni, vedi Cameron. Quello che sembrano non capire i premier europei è che sdiamo difronte ad un fenomeno che può fare implodere l'Europa stessa. È un problema che va governato, non esistono soluzioni semplice. Speriamo che contrariamente agli ultimi 20 anni l'Ue sviluppi politiche di vicinanza, prossimità e cooperazione con i paesi del sud.  

L'ultima novità è che sono state accantonate sia le ipote3si di missioni militari che quelle dell'affondamento dei barconi direttamente nei porti libici. Si può leggere questa come una notizia positiva?
Il tema del distruggere le barche semoplicemente non è attuabile. Il grosso del problema è la Libia con la sua situazione di doppia autorità. Per distruggere le barche devi prendere i porti che significa violare la sovranità di uno stato. Se violi la sovranità di uno stato senza un governo stabile come la Libia rischi di far scoppiare un vespaio infinito. Se invece si parliamo di operazioni con i droni direi che la risposta arriva dala cronaca di queste ore. 

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