Mondo

Il dramma di Aleppo

I capi delle Chiese cristiane hanno reso noto un comunicato in cui denunciano gli attacchi dei ribelli che vogliono estendere l’egemonia dell’Isis. «Abbiamo visto decine di martiri di ogni religione e confessione, feriti e mutilati»

di Giuseppe Frangi

«Resurrezione del Salvatore o sepoltura dei fedeli?».  È questo il titolo drammatico del Comunicato con cui leader cristiani hanno voluto denunciare le sofferenze e il «dolore intenso» provato dalla popolazione di Aleppo nelle ultime settimane. Il riferomento è in partcilare alla notte «in cui sono stati presi di mira i quartieri civili della città con granate a razzo la cui capacità distruttiva non avevamo mai sentito e visto prima d’ora».

«Siamo andati e abbiamo visto e abbiamo pianto: corpi estratti dalle macerie, brandelli attaccati alle pareti e sangue mescolato al suolo della patria. Decine di martiri di ogni religione e confessione, feriti e mutilati, uomini e donne, anziani e bambini», scrivono i capi delle chiese cristiane.

Aleppo è la principale città della Siria dopo la capitale. Un tempo polmone economico del Paese. Oggi è sotto attacco dalle milizie che vogliono prenderla per estendere il dominio dell’Isis. «La verità è che ci sono dei ribelli islamici che stanno bombardando soprattutto quartieri cristiani, civili», ha detto a Radio Vaticana patriarca della Chiesa siro-cattolica Ignace Youssif III Younan. «Ho parlato con il vescovo ad Aleppo, che mi ha detto: “Noi non possiamo più rimanere qui, nella nostra casa vicino alla cattedrale”. Già tre cattedrali, la maronita, l’armena e la melkita, sono state bombardate. Il problema è che questa grande città è assediata dai ribelli che vogliono prenderla per farne una parte del cosiddetto Stato Islamico».

La città aveva 150mila cristiani. Oggi ne resta la metà, che vive assediata dai ribelli.

Il Comunicato dei capi delle chiese cristiane si conclude con un appello per Aleppo e per tutta la Siria: «Basta mandare armi ai ribelli! Molti milioni di siriani sono già fuori, scappati dal Paese e il popolo, in maggioranza, vuole la pace, vuole la riconciliazione. Basta con questa tragedia».

 

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