Economia

Bottalico: «Le banche popolari sono una ricchezza di tutti che non va sperperata»

Il presidente delle Acli, firmatario insieme ad altri 13 associazioni cattoliche di un appello al Governo perché riveda il programma di accorpamento delle Banche Popolari, spiega che «i problemi maggiori in questi anni li ha creati la grande banca con le sue speculazioni. Non si può usare qualche errore per buttare un'esperienza di credito che ha aiutato tante famiglie, territori e risparmiatori»

di Lorenzo Maria Alvaro

«Siamo da sempre un Paese ricco delle proprie differenze e della varietà dei propri territori. Il nostro tesoro finanziario è la biodiversità che si alimenta di un fitto tessuto di fondazioni, banche cooperative e popolari e banche Spa, ognuna delle quali con una specifica vocazione e un vantaggio comparato nel servire meglio una parte del nostro mondo produttivo fatto di grandi, medie, piccole imprese e artigianato». Inizia così l'appello (pubblicato su Avvenire e che potete scaricare in allegato) di 14 presidenti di associazioni del mondo cattolicoMatteo Truffelli (Azione Cattolica), Giorgio Vittadini (Fondazione per la Sussidiarietà), Gianni Bottalico (Acli), Gianfranco Cattai (Focsiv), Antonio Salvio (Cvx), Carlo Costalli (Mcl), Don Adriano Vincenzi (Fondazione Toniolo), Sonia Mondin (Masci), Salvatore Martinez (Rinnovamento nello Spirito Santo), Rita Pilotti e Marco Fornasiero (Fuci), Gennaro Iorio (Movimento dei Focolari), Maria Pia Campanile Savatteri (Cif), Vincenzo Conso (Icra), Giovanni Paolo Ramonda (Comunità Papa Giovanni XXIII)che chiedono al Governo di rivedere la posizone presa sulle Banche Popolari e sul loro accorpamento. Per capire i motivi che hanno spinto a questo appello abbiamo intervistato uno dei firmatari, Gianni Botalico, presidente di Acli

Nonostante il generale apprezzamento all'operato dell'esecutivo siete molto critici sulla proposta del Governo che riguarda le Banche Popolari, perché?
Certo, siamo critici perché riteniamo che l'esperienza delle Banche Popolari sia in questi tanti anni consolidata e abbia ampiamente dimostrato di funzionare, dando le proprie risposte in modo molto positivo. Le Bp rispondono ad un certo modello capitalistico che esprime anche in qualche modo una visione cattolica. Al di là di qualche iniziativa che ha creato problemi mi pare che rispetto alla crisi vissuta in questi anni e rispetto alle esperienze di altre banche sul territorio queste banche abbiano dimostrato criteri di mutualità e di aiuto al territorio. Non si può non vederlo.

E qui entra in gioco quello che voi chiamate “diversità delle specie” all'interno del mondo bancario…
Assolutamente. Abbiamo verificato che oggi i problemi maggiori li hanno creati le grandi banche d'affari. Sono loro ad aver inquinato il sistema finanziario con titoli spazzatura scaricando poi il fallimento sui contribuenti. È da lì che viene la crisi economico finanziaria. Questa esperienza è molto più negativa di quella di qualche Banca popolare che ha sbagliato ma che fa parte di una famiglia molto più ampia e virtuosa. Le Banche Popolari che hanno saputo realizzare grandi cose esprimendo un modello che guarda alla persona, al territorio e ai piccoli contribuenti. Le popolari, bisogna dirlo chiaro, usano il denaro per lo sviluppo e non per le speculazioni.

Modello di stampo cristiano ma che è rivolto a tutti insomma?
Esatto. Non si tratta di un'esperienza cattolica. È certamente modello di finanza di ispirazione cristiana. Una finanza diversa dalle altre. Questo sì. Non è un caso che l'appello sia firmato da esponenti del mondo cattolico. Perché sono realtà che nascono nel solco di quella esperienza. Ma le Banche Popolari hanno aiutato tutti a crescere: famiglie, territori e lavoratori. Sono di tutti. Una ricchezza comune che non va sperperata.

 

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