Politica

550 miliardi di lire: il prezzo è giusto?

Porto Marghera: la perizia dell’Avvocatura di Stato parlava di 71mila miliardi, l’accordo ne liquida poche centinaia. Greenpeace: "Cifra assurda che non servirà"

di Giampaolo Cerri

Èil risarcimento allo Stato più importante della nostra storia giuridica, altro che». Giampaolo Schiesaro, avvocato dello Stato a Venezia, non ci sta a veder travolgere un anno e mezzo di difficile trattativa con la Montedison dalla piena delle emozioni e dell?indignazione che si è levata il 2 novembre scorso. Nell?aula del Tribunale, quel giorno, la commemorazione dei defunti si è trasformata in insulto alla memoria dei 157 morti di tumore del Petrolchimico. «Assolto, assolto, assolto», aveva scandito il presidente Nelson Salvarani, seminando sconcerto e rabbia fra la gente della Laguna. Schiesaro vuol ragionare e invita a farlo: «Come parte civile abbiamo fatto il nostro dovere», dice. «Non siamo certo contenti di aver perso il processo e per questo, anzi, ricorreremo». L?accordo fra Montedison e Stato (525 miliardi di lire allo Stato per il risanamento ambientale e 25 al ministero per danni patrimoniali) siglato a 48 ore dalla sentenza, fa discutere i cittadini e le associazioni. Solletica anche i commentatori. Qualcuno, come Gian Antonio Stella dalle colonne del Corriere della Sera, ci ravvisa lo zampino del potere politico: Matteoli, Letta, addirittura Berlusconi. Fabrizio Fabbri, direttore scientifico di Greenpeace, sottoscrive: «Con questo accordo il governo mostra il suo vero volto: dopo Lunardi e Sirchia, esce allo scoperto anche Matteoli», dice senza mezze misure. Il dirigente di Greenpeace attacca i tempi e i modi di questo accordo: «Nessuna trasparenza, nessuna competenza». Fabbri mette sotto accusa soprattutto i miliardi di indennizzo riservati al ministero: «A che titolo? È una tangente amministrativa?». In ambienti ecologisti si registra anche un?altra interpretazione: la somma, nella strategia dell?Avvocatura, serve a inchiodare il ministero alla proprie responsabilità, spingendolo a costituirsi parte civile anche in futuro. A Greenpeace sono arrabbiatissimi, avevano fatto del Petrolchimico una battaglia senza quartiere a un certo modo di concepire l?industria, una lotta ai padroni delle ferriere che perseguono il profitto ?costi quel che costi?. Nel ?99 avevano addirittura lanciato il giro in gommone della laguna inquinata, portando 300 turisti a lambire gli scarichi del mostro chimico, fin sotto le torri di ?Morto Marghera?. Il sito dell?organizzazione è ancora pieno di dossier, di dati, di immagini e di denunce. «Come fa il ministero ad accordarsi per 500 miliardi quando l?Avvocatura di Stato, con la perizia del professor Paolo Leon, aveva quantificato il danno in 71mila miliardi? Qui si valuta a spanne». Leon, economista della Sapienza di Roma, aveva presentato un conto sconvolgente: per risanare quell?area da anni di guasti, sarebbe occorsa una cifra da manovra finanziaria. «Cosa ci faranno mai con 500 miliardi?», si chiede polemicamente Fabbri. «Non bonificheranno neppure il canale demaniale che unisce le due zone dello stabilimento», commenta amaro. Insomma, per gli ecologisti della grande balena, Porto Marghera è la prova del nove della «folle deregulation voluta da Berlusconi e dai suoi ministri» e fa cappotto con il piano delle grandi opere, l?impunità ambientale garantita alle imprese che riemergono in nero, le accelerazioni sul biotech di Sirchia prima e di Alemanno più recentemente. «Fantapolitica», dice l?avvocato dello Stato, «balle vere e proprie: quell?accordo l?ho chiuso io in extremis». Dalla sua Giampaolo Schiesaro vanta anni di pretura d?assalto a Rovigo: in tempi non lontani la sua toga aveva castigato gli inquinatori dell?Adige, guadagnandosi la stima delle associazioni. «Si sta facendo confusione», precisa, «71mila miliardi riguardano l?intero danno ambientale prodotto su quell?area, che risulta da un?azione di inquinamento cominciata negli anni 30, quando lo Stato prese a scaricarci i rifiuti». Per Schiesaro, occorre non confondere l?azione del pubblico ministero da quella dell?avvocato di Stato: «In questo caso l?interesse pubblico consisteva nel ripristino di una certa area e a questo l?accordo mirava: se non ci fosse stato, oggi avremmo perso tutto». E ricorda come nel ?97 la Montedison, a differenza di altre industrie chimiche dell?area avesse rifiutato l?accordo con lo Stato per il risanamento di Porto Marghera aggiungendo «che ai 550 miliardi si arriva con un calcolo preciso: 9 progetti di bonifica già approntati dal Magistrato delle acque di Venezia, per complessivi 525 miliardi e 25 miliardi a titolo di danni patrimoniali per il ministero». Il futuro? «Mancano all?appello i 400 miliardi che deve l?Enichem, proprietaria dal 1982. Li otterremo», dice Schiesario, che chiede aiuto alla società civile: «Le associazioni vigilino perché i soldi che arrivano dall?accordo siano spesi in fretta e bene».


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