Mondo

Tsipras ferma il pallone. E ci dà una lezione

Quello che in Italia è considerata una follia impossibile sia dagli addetti ai lavori che dai giornalisti e dai politici è realtà in Grecia, dove, da oggi, è sospeso il campionato di calcio professionistico con tutte le coppe di lega a tempo indeterminato

di Lorenzo Maria Alvaro

Se ne era parlato ai tempi di Raciti, poi dopo lo show di Ivan Bogdanov e ancora con la morte di Gabrile Sandri. È tornata di moda prima dopo lo scandalo delle scommesse per voce dell’allora presdiente del Consiglio Monti, poi dfopo i fatti di Roma e l’assasinio di Ciro Esposito e infine settimana scorsa dopo le scorribande degli hooligans olandesi che nuotavano nerlla Barcaccia. Tutte le volte ci si è detti che forse era il caso di fermare il campionato.

Ogni volta la reazione è stata sempre la stessa. Non si può, è impensabile, ci sono in ballo troppi soldi, sarebbe un autogoal.

Poi succede che in queste ore Alexis Tsipras, mentre continua il suo braccio di ferro contro l’austerity, a poco più di un mese dalla sua elezione, assiste ai derby di domenica, tra Panathinaikos e Olympiakos e tra Larissa e Olympiakos Volou in cui si sono verificati diversi scontri violenti.

Passano poche ore e arriva la decisione. In Grecia il calcio professionistico si ferma. Niente partite di tutti i campionati e di tutte e coppe finché  i rappresentati dei club non troveranno un accordo per arginare la violenza e sottoscriveranno le nuove normative di sicurezza, tra cui l’obbligo di telecamere dentro e fuori gli stadi.

Dunque a quanto pare è possibile non far finta di nulla, è possibile guardare in faccia i problemi, è possibile mettere in riga anche quel mondo che sembra non rispondere ad alcuna regola.

Leggendo la notizia tornano alla mente le tante dichiarazioni di giornalisti e opinionisti che questa settimana si sono stracciati le vesti raccontando che l’Italia è un postaccio, una terra di nessuno in cui chiunque può venire e fare quello che crede, la terra prediletta di ogni delinquente. Oggi si "scopre”  che la violenza e i delinquenti ci sono anche altrove. Ci sono In Grecia, ci sono evidentemente in Olanda, e possiamo star sicuri che ci sono anche nella civilissima Inghilterra, in Spagna e in Francia.

Il problema è che altrove decidono di mettere mano alle situazioni e risolverle. O almeno ci provano. In Italia invece siamo rimasti ai proclami e alle lacrime delle prime 48 ore. Poi tutto continua a scorrere come prima. Mentre giornalisti e commentatori raccontano una realtà che non esiste pur di continuare ad avere qualcosa di cui parlare.


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