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Ong denuncia esercito per morte bambino palestinese

La principale organizzazione israeliana per la difesa dei i diritti umani, B'Tselem, ha accusato l'esercito israeliano per la morte di un undicenne palestinese

di Paolo Manzo

La principale organizzazione israeliana per la difesa dei i diritti umani, B’Tselem, ha accusato l’esercito israeliano di occultare la propria responsabilità nella morte nella striscia di Gaza di un bambino palestinese di 11 anni, raggiunto da un colpo alla testa, il 7 luglio scorso.

Jalil al-Mughrabi è stato ucciso a Rafá, mentre si stava riposando ai bordi di un campetto di periferia con alcuni amici, dopo una partita di calcio. Due dei suoi amici, di 10 e 12 anni, sono stati feriti, uno in maniera grave.

I bambini, interrogati il giorno dopo dall’Ong B’Tselem, indicarono che gli
spari venivano da una torre di osservazione israeliana situata ad un chilometro del campo di gioco.

L’esercito si è giustificato dicendo che aveva sparato per disperdere manifestanti palestinesi, che mettevano in pericolo la vita dei soldati israeliani.

Ma, secondo B’Tselem, altre relazioni dell’esercito ammettevano che un carro armato aveva sparato colpi di avvertimento contro i palestinesi, riconoscendo che si era trattato di una reazione spropositata per controllare la massa dei dimostranti palestinesi. E, purtroppo, uno dei colpi è stato fatale per Jalil.

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