Mondo

Francia: adozioni internazionali in caduta libera

Il 2014 si è chiuso con il numero di bambini adottati dall'estero più basso degli ultimi trent'anni. Una tendenza che per gli esperti non sarà senza conseguenze: ci si aspetta, per esempio, un aumento delle domande di procreazione medicalmente assistita

di Antonietta Nembri

Se le adozioni internazionali sono in crisi in tutto il mondo (vedi news), in Francia sono in caduta libera. L’allarme, prima che dai dati forniti dall’Ined (l’Istituto nazionale di studi demografici) è stato lanciato nei primi giorni dell’anno dai giornali d’Oltralpe come Le Figaro e La Croix basandosi sui dati diffusi dal Quai d’Orsai (il ministero degli esteri francesi da cui dipende il Mai – Mission de l’adoption internationale) che per il 2014 stimava un numero di adozioni tra le mille e le 1100 unità. Al primo dicembre dello scorso anno il numero dei minori adottati era fermo a 935 bambini. Alla fine al 31 dicembre 2014 i bambini adottati in Francia dall’estero sono stati 1.069, facendo superare la soglia psicologica delle mille unità.

Il numero di adozioni più basso degli ultimi 30 anni in Francia e secondo la direttrice dell’Afa (Agence française de l’adoption), l’agenzia francese delle adozioni, Béatrice Biondi su La Croix rappresenta un crollo di circa il 20% sul 2013. Per non parlare del vero e proprio crollo rispetto a dieci anni fa, anche se una riduzione anche sensibile è in corso da anni.

C’è da dire che al momento in Francia sono circa 18mila le autorizzazioni all’adozione in corso di validità. Tre anni in media il tempo che serve ai francesi per portare a termine il percorso adottivo all’estero, una volta ottenuta l’autorizzazione.

Secondo gli esperti a contribuire al declino delle adozioni internazionali (negli anni 2000 in Francia l’83% degli adottati provenivano dall’estero) che nel giro di otto anni – dal 2005 al 2013 – sono passati da 4.136 a 1.343 il fatto che, Oltralpe come in Italia la maggior parte dei bambini adottabili all’estero sono bambini con bisogni speciali: un terzo dei piccoli adottati nel 2013 hanno più di 5 anni e un quarto presenta almeno una patologia. I cosiddetti special needs, infatti, in Francia rappresentano il 63% dell’insieme degli adottati all’estero nel 2014, ossia 667 minori. Nel corso dello stesso anno il 35% dei bambini aveva più di 5 anni, il 37% tra i 2 e i 5, mentre solo il 28% aveva meno di due  anni.

Per i francesi il continente africano resta la principale zona geografica di provenienza dei bambini adottati (37%), segue l’Asia (29%) e l’Europa (22%). Se invece si va a vedere nazione per nazione i primi tre Paesi sono Vietnam, Russia e Cina. In un anno il numero dei bambini russi adottati in Francia è crollato del 35%, mentre la riduzione maggiore tra il 2013 e il 2014 riguarda l’Europa con un meno 63%. Riduzioni dovute, secondo la ricerca dell’Ined a una riduzione della mortalità e all’alzarsi dell’attesa di sopravvivenza che ha ridotto il numero degli orfani, ma anche la riduzione dello stigma legato a una nascita illegittima e quindi alla riduzione degli abbandoni. Sono anche aumentati i Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione dell’Aja.

Nel suo studio l’Ined ricorda anche alcuni cambiamenti legislativi fatti in alcuni Paesi come la Cina che ha introdotto misure restrittive (per esempio, gli aspiranti genitori devono essere una coppia eterosessuale, sposata e i cui membri devono essere diplomati, lavoratori e che non soffrano di obesità patologica) per l’adozione internazionale dei propri bambini o le conseguenze di scandali come quello della bambina russa adottata negli Stati Uniti e rimandata in Russia nel 2011.

Quello che è certo è che il declino dell’adozione internazionale non sarà senza conseguenze in paesi come la Francia dove, scrivono gli esperti dell’Ined, «ci si può aspettare un aumento delle domande di procreazione medicalmente assistita come di madri in affitto».

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