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I 250 cittadini responsabili che tengono in vita Donestk

Si chiama Responsible Citizens e offre cibo, medicine, assitenza ed alloggio a tutti gli abitanti della città rimasti vittime del fuoco incrociato tra miliziani filorussi, in controllo del centro dell’area urbana, e truppe ucraine, posizionate invece nella periferia e, soprattutto, nei dintorni della zona circostante l’aeroporto

di Mauro Mondello

Mentre la politica internazionale cerca una soluzione diplomatica il Lugansk, la regione Ucraina di Donetsk, è ancora sotto le bombe. Una situazione drammatica che coinvolge una grossa fetta di popolazione civile. C’è però chi, nonostante tutto, si è rimboccato le maniche e lavora per aiutare gli altri.

È nato nel marzo del 2014 su iniziativa di un piccolo gruppo di cittadini e cittadine che spontaneamente decisero di aiutare le prime famiglie in fuga dai quartieri bombardati alla periferia di Donestk, e si chiama Responsible Citizens.

Oggi il gruppo di aiuto è formato da oltre 250 volontari e offre cibo, medicine, assitenza ed alloggio a tutti gli abitanti della città rimasti vittime del fuoco incrociato tra miliziani filorussi, in controllo del centro dell’area urbana, e truppe ucraine, posizionate invece nella periferia e, soprattutto, nei dintorni della zona circostante l’aeroporto.  

Dal piccolo ufficio con due stanze nei pressi della stazione ferroviaria di Donetsk gli uomini e le donne di Responsible Citizens organizzano gli aiuti umanitari per la popolazione, raccolgono fondi per implementare i servizi di prima assistenza e pronto soccorso e, soprattutto, cercano di individuare all’interno dell’area urbana edifici e strutture all’interno delle quali poter alloggiare gli sfollati. Inoltre, il gruppo di volontari sta sviluppando un progetto educativo  che permetta a bambini e ragazzi bloccati in aree in cui le scuole sono state distrutte di poter riprendere a seguire un percorso di formazione basico tramite l’organizzazione di gruppi di istruzione.

La rete di Responsible Citizens non supporta alcuna delle parti impegnate nel conflitto e propone un’azione di sostegno attivo alla popolazione civile rifiutando qualsiasi contatto con le forze militari impegnate sul campo.

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