Economia
Startup sociali, la guida per il riconoscimento
Il ministero dello Sviluppo Economico ha annunciato l’introduzione di un nuovo metodo per l’identificazione. Un agile vademecum per capire come funziona
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Nei giorni scorsi come segnalato da Vita.it (vedi nelle correlate) il ministero dello Sviluppo Economico ha annunciato l’introduzione di un nuovo metodo per l’identificazione delle startup innovative a vocazione sociale. Si tratta di un iter estremamente agile
e flessibile, fondato sulla rendicontazione dell’impatto sociale, sulla trasparenza e sul controllo diffuso delle informazioni. In allegato una guida a cura della nostra redazione che illustra nel dettaglio quali sono le novità introdotte dal Mise.
«Le startup innovative a vocazione sociale», spiega Mattia Corbetta, componente della segreteria tecnica del ministro Federica Guidi, «oltre a perseguire una finalità di profitto, coltivano un interesse riconducibile all’intera collettività».
Passando dal piano intuitivo a quello giuridico «i criteri identificativi sono gli stessi che a fine 2012 il “Decreto Crescita 2.0” ha attribuito alle startup innovative con un’ulteriore specificazione. L’impresa, infatti, deve operare in uno dei settori individuati dall’art. 2, comma 1 del decreto legislativo 155 del 2006, (la normativa sull’impresa sociale). Alle persone fisiche e giuridiche che scelgono di investire in questo segmento vengono riconosciuti benefici fiscali più elevati rispetto alle altre startup innovative: la detrazione Irpef passa dal 19 al 25%, mentre la deduzione dell’imponibile Ires va dal 20 al 27%.
In foto: un’immagine relativa al progetto Zup