Cultura

Romero, ecco le lettere private

In vista della beatificazione la casa editrice Emi sta per pubblicare una raccolta della corrispondenza del vescovo salvadoregno. Sono documenti che raccontano un Romero inedito

di Giuseppe Frangi

«Disponiamo di una corrispondenza copiosa di monsignor Romero. Le sue lettere che conserviamo sono più di cinquemila». Jesus Delgado ha lavorato su questo materiale straordinario, che permette di tracciare un profilo vero del grande vescovo martire salvadoregno, che la chiesa si appresta a beatificare. I materiali verranno pubblicati a marzo in Italia da Emi, Editrice missionaria italiana, e Vita.it ne anticipa alcuni passaggi molto significativi.

«Di solito le persone presumono che un vescovo sia occupato in mille cose, e perciò non si azzardano a scrivergli. Inoltre, fino a non molto tempo fa la gente semplice vedeva i suoi vescovi allineati con i settori potenti della società e alcuni di essi, secondo il parere popolare, piuttosto distaccati dalle gioie, dalle speranze e dalle angosce dei poveri del popolo», scrive Delgado. « Invece il popolo di Dio sentiva monsignor Romero molto vicino a sé, preoccupato dei suoi dolori e affanni, concentrato a interpretarne umanamente la situazione e a valutarne cristianamente le aspirazioni».

Questo spiega quel grande numero di lettere che raccontano un Romero visto da vicino.

«Il ministero che la Provvidenza ha voluto che esercitassi si svolge in momenti difficilissimi per questa patria e per la Chiesa locale. Ci hanno assassinato due sacerdoti, ne hanno sequestrati altri (sebbene siamo riusciti a farli rilasciare)», scriveva Romero a Joyce B. l’8 luglio 1977. Ma il vescovo non si scoraggia: «All’interno di questa tragedia, la presenza di Dio è stata meravigliosa. Infatti per quanto riguarda me, personalmente, ho ricevuto l’appoggio dei miei sacerdoti, dei laici che collaborano nella pastorale, di religiosi e religiose e, infine, di tutto il Popolo di Dio».

È un Romero pastore avveduto quello che emerge dalle lettere. Un vescovo capace di tenere a bada gli estremismi e di evitare di far correre inutili rischi alla sua chiesa. Romero parla di “un egoismo” nelle scelte troppo oltranziste. A padre José scrve queste raccomandazionsempre in quel durissimo 1977: «“Credo che un clero che, insieme col suo vescovo, ha come meta un’azione ecclesiale – che non deve mai scostarsi dalla luce che marca la vocazione evangelica dell’uomo –, deve eliminare gli estremismi, i metodi inadeguati, ma soprattutto gli ‘egoismi’, che complicano ancora di più la crisi che stiamo affrontando, e che ovviamente distruggono l’unità”.

E qualche mese dopo allo spesso sacerdote chiede di non partecipare alla manifestazioni stiudentesche: “Nell’approssimarsi della manifestazione che gruppi studenteschi e sindacati stanno preparando per il prossimo 30 del mese in corso, la prego vivamente di astenersi dal parteciparvi». E poi spiega questo suo “ordine”: «Lei non ignora i molti problemi che la nostra Chiesa deve affrontare in questo momento storico. Non sarebbe né giusto né opportuno aggiungere altri problemi con la partecipazione di sacerdoti a manifestazioni politiche. Ne abbiamo fin troppa e amara esperienza».

Nelle lettere l’attualità drammatica domina. Ma c’è sempre spazio per esprimere la sua visione del cristianesimo. «Il  cristianesimo non si può vivere nell’isolamento, senza formare comunità che siano simbolo di amore e di fraternità». In quest’ottoca il vescovo Romero non si sottrae dall’affrontare tanti casi personali che gli vengono sottoposti. Ed è questa forse la parte più sorprendente di queste lettere, che svelano un vescovo attento a tutti. «Riguardo al problema di suo padre, lei deve capire che l’alcolismo è una malattia; l’alcolista va compreso e aiutato. Il miglior modo di aiutarlo è farlo partecipare a un gruppo degli Alcolisti anonimi», consiglia ad H.P. nel 1979.

«Pensi che non è sola a risolvere il suo problema. La fede fa sì che la potenza del Salvatore sia con lei», raccomanda a Leonor P. V., il 28 aprile 1979.

Le lettere sono dominate da un senso di fiducia profonda, ben più forte delle avversità che lui e la sua chiesa stavano attraversando

Qualche meese prima di essere ucciso infatti scriveva queso a Eleonora Ph: «Leggendo la sua lettera concludo che le strade della vita, che agli occhi umani possono apparire poco chiare, allo sguardo di Dio sono in piena luce per le anime che l’accettano con serenità»

 

nella foto Getty: un murales dedicato a monsignor Romero nelle strade di San Salvador

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