Politica

Moro: «Mattarella, garante di una Costituzione viva»

A fare il ritratto dell’unico candidato sul tavolo per il Colle è Giovanni Moro, sociologo, figlio dello storico leader DC e legato da una trentennale amicizia con Sergio Mattarella. «Non è un comunicatore ma sa ascoltare ed è capace di vedere cosa succede nell’attivismo civico trovando sempre modo di coinvolgerlo senza precettarlo»

di Lorenzo Maria Alvaro

Matteo Renzi ha messo sul tavolo il nome. Davanti all'assemblea di partito, con i grandi elettori Pd la scelta è stata Sergio Mattarella. Politico democristiano più volte ministro tra gli anni cinquanta e sessanta, e fratello minore di Piersanti, che nel 1980 fu assassinato da Cosa Nostra mentre era presidente della Regione Siciliana. In gioventù ha militato tra le file della Gioventù Studentesca di Azione Cattolica, di cui fu responsabile per il Lazio dal 1961 al 1964 e poi della FUCI. La scelta sembra essere strategicamente vincente. Intanto perché ha ricompattato il Pd facendo convergere anche la minoranza (escluso forse il solo Civati che rilancia ossessivamente la candidatura di Romano Prodi) ma anche perché mette in difficoltà Silvio Berlusconi. Il leader di Fi infatti non trova entusiasmante (ma neanche irricevibile) la candidatura di Mattarella ma sa anche che mettersi di traverso potrebbe essere controproducente. Con il Pd infatti voterebbero Sel, i fuoriusciti del M5S, le autonomie e potrebbero arrivare anche i voti degli alleati di Governo di Ncd, rendendo l'elezione fattibile anche senza Forza Italia. Ma chi è Sergio Mattarella? Per capirlo lo abbiamo chiesto a Giovanni Moro, sociologo, profondo conoscitore del mondo DC e amico personale del candidato al Colle.

Chi è Sergio Mattarella?
Lo conosco da trent’anni. È una persona stimabile cui viene rimproverato il fatto di essere molto riservato. In realtà è uno stile politico, uno stile molto istituzionale. I ruoli che ha svolto sono sempre stati votati a questa impronta. È la candidatura migliore che si poteva trovare dal mio punto di vista.

Ha dei ricordi che aiutino a capire che tipo di politico sia?
Ho ricordi lontani, negli anni 80, lui era deputato e io dirigevo il Movimento di Cittadinanzattiva, che aveva al suo interno il Tribunale dei Diritti del Malato. Presentammo alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, di cui Mattarella era presidente, una legge sulle carte dei diritti del malato che riconosceva alle dichiarazioni dei cittadini, che denunciavano i propri diritti violati, un valore quasi legale. Quella legge fu approvata in Commissione e portata in aula grazie soprattutto al suo impegno. Non stiamo quindi parlando di un grigio uomo delle istituzioni ma un uomo delle istituzioni che sa collegarsi con il mondo fuori dal sistema politico.

Una caratteristica che, in un momento di grande difficoltà nel rapporto tra cittadini e istituzioni, può giocare un ruolo fondamentale…
Sì, questa sua capacità di intercettare il sentimento delle persone è molto importante. Non è un comunicatore ma sa ascoltare ed è capace di vedere cosa succede nell’attivismo civico trovando sempre modo di coinvolgerlo senza precettarlo. Questo senza contare la sua legge elettorale.

In che senso?
A proposito di coinvolgimento dei cittadini la sua è stata la legge elettorale più rappresentativa di sempre. Un sistema che costringeva i partiti a selezionare le persone migliori. Una legge che aveva cominciato a generare un rinnovamento politico e ad innescare le elezioni primarie come metodo normale per la scelta dei candidati.

Nel caso venga eletto, che presidente potrebbe essere a suo avviso?
Un presidente con un forte legame con la Costituzione e capace di garantirla. Ma non una Costituzione ancorata, ferma al passato. Una Costituzione viva, che viene costruita giorno per giorno, non solo dalle istituzioni ma anche dai cittadini.

Le viene in mente qualche aneddoto del passato che ci vuole raccontare?
Mai (ride ndr), siamo entrambi troppo riservati

Come si spiega la scelta di Renzi di indicare Mattarella?
Non sono un grande espero della materia, poi queste cose rispondono a dinamiche di relazioni all’interno del sistema politico che non si capiscono mai fino in fondo da fuori. Mi sembra che le motivazioni date da Renzi per la candidatura siano tutte vere e sincere. Tra le quali c’era anche il fatto che sia l’unico democristiano che si sia dimesso veramente (ride ndr)


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