Mondo

Rifugiati siriani. Non c’è pace neppure per i morti

Con un milione e mezzo di rifugiati, ormai in Libano non c'è neppure lo spazio dove poter seppellire i cadaveri.

di Martino Pillitteri

Non c’è pace né dignità neppure per  i morti. Per i rifugiati siriani che hanno perso la vita in Libano non si trova lo spazio per una degna sepoltura in un cimitero.

Attualmente, in Siria, ci sono circa un milioni e 100 mila rifugiati siriani regolari. Si stima che quelli non registrati dalle autorità libanesi siano 400 mila. La maggioranza risiede a Belkka, 30 km ad est da Beirut.
I rifugiati devono affrontare una miriade di problemi. A parte l’incertezza sul futuro dovuto dalla guerra civile che sta devastando il loro paese natale, i siriani in Libano non trovano un lavoro e i campi profughi sono sempre più sovraffollati. La situazione è divenuta talmente  insostenibile e ingestibile che non c’è neppure lo spazio dove seppellire i morti.

La ricerca di una superficie in un cimitero dove sotterrare i corpi, ha esasperato i cittadini di molti comuni, ha confermato Al-Jazeera. I comuni, rispondendo alle richieste degli abitanti, vietano la sepoltura dei corpi senza vita dei rifugiati siriani nei cimiteri pubblici. In altri cimiteri viene concesso un pezzo di terra dove seppellire i corpi, ma senza il diritto di  realizzare una tomba, lasciando così i corpi nel più totale anonimato.
 
E quando un posto  viene trovato, i familiari del morto si trovano ad affrontare un altro problema: il costo della sepoltura. Pagare i “grave diggers” ,gli scavatori di fosse, è un lusso. La diaria data dalle agenzie Onu e dalle relief organization, non basta minimamente a pagare “gli addetti ai lavori”.

La crisi nell’area  è talmente insostenibile e fuori controllo che le autorità libanesi hanno cancellato la open-door policy per i cittadini dei paesi confinanti. Dal 5 gennaio 2015 sono entrate ufficialmente in vigore le restrizioni di visto nei confronti dei cittadini siriani.
Delle eccezioni sono applicate a varie categorie, come viaggi di affari e turistici (dimostrando di aver riservato un hotel e di possedere almeno mille dollari) e per alcune  emergenze umanitarie. Proprio le ragioni umanitarie hanno portato in Libano (dal 2011) circa un milione e mezzo di siriani facendo salire la popolazione del 25 %  rendendo il Libano  la nazione con la più alta concentrazione di profughi pro capite al mondo.
 

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