Formazione

Emergency: no a contributi da Italia in guerra

L'organizzazione di Gino Strada ha deciso di rinunciare ai contributi statali «per coerenza»

di Gabriella Meroni

«Abbiamo deciso di non accettare più i contibuti del governo italiano. Non ci sembra corretto chiedere la pace e contemporaneamente ricevere fondi da uno Stato che ha votato a favore della guerra e vi partecipa con le proprie truppe». Così Teresa Sarti, presidente di Emergency e moglie di Gino Strada, che ha annunciato oggi a Vita la propria decisione di rinunciare al contributo statale che fino a poco fa era regolarmente corrisposto alla ong per la sua attività sanitaria in Afghanistan e Kurdistan. Tradotto in cifre, l’ammanco è notevole: nel 2000 infatti i fondi governativi entrati nelle casse di Emergency ammontavano a 5 miliardi di lire, mentre quest’anno, dopo la chiusura dell’ospedale di Kabul, il contributo era sceso a 2 miliardi. I fondi non venivano erogati direttamente, ma “girati” attraverso due organizzazioni delle Nazioni Unite, Undp e Unops, che consegnavano direttamente a Emergency i fondi ricevuti dal ministero degli Esteri italiano. «Da oggi però non avremo più nulla, per nostra libera scelta», ribadisce Teresa Sarti. «È una questione di coerenza che abbiamo deciso in queste ore, tutti insieme, compreso Gino che è stato con noi in collegamento telefonico da Kabul».


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