Politica

Doha: report del 10 novembre

Ufficializzato anche l'ingresso di Taiwan ed il pallottoliere WTO e' salito a quota 144

di Redazione

Oggi a Doha e’ stato ufficializzato anche l’ingresso di Taiwan ed il pallottoliere WTO e’ salito a quota 144. A parte questo, non ci sono novita’ rilevanti da segnalare. Continuano gli incontri fra vari paesi, doprattutto fra USA ed UE e singoli paesi in via di sviluppo. Pare sia forte la pressione esercitata su questi ultimi. Secondo Duncan Green, dell’Organizzazione Non Governativa CAFOD, alcuni paesi gia’ nei mesi scorsi sono stati minacciati da parte USA di essere tolti da alcune liste con accesso commerciale preferenziale, se non avessero ammorbidito la loro posizione riguardo al TRIPs, l’accordo sui diritti di proprieta’ intellettuali. L’UE non sembra da meno, gli uomini di Pascal Lamy negli ultimi tempi hanno giocato le loro carte concedendo o no facilitazioni commerciali a vari paesi in via di sviluppo. ActionAid, Cafod, Christian Aid, Save the Children UK and World Development Movement hanno rilasciato a questo riguardo un appello, a cui aderiamo, perche’ i paesi industrializzati non utilizzino minacce politiche ed economiche durante queste giornate in Qatar. Questi fatti contestati: – ad un paese africano (fra i paesi meno sviluppati) e’ stato chiesto di ritirare l’ambasciatore al WTO a Ginevra per la sua posizione sul TRIPS. – stesso invito e’ stato fatto ad un Paese latinoamericano – due paesi, uno latinoamericano, l’altro africano, sono stati minacciati di essere tolti da liste di paesi con particolari facilitazioni commerciali. A guidare il fronte anti-round continua ad essere l’India, come ha confermato l’ambasciatore Maran durante una una conferenza stampa. L’India rimane contraria ai nuovi temi in agenda. Al collega Canadese che ha lamentato che un’accellerazione dell’applicazione dell’accordo tessile avrebbe causato una rilevante perdita di posti di lavoro, Maran ha risposto che nuove regole sugli investimenti causerebbero milioni di disoccupati in India. Ribadiamo che per slvare il sistema multilaterale del commercio occorre riconoscere i diritti di tutti i Paesi membri, occorre risolvere i problemi strutturali invece che nascondersi in un Paese inaccessibile per lanciare un round con la stessa logica del precedente Uruguay Round. Come ha ricordato, nella sua dichiarazione finale, il World Summit di Beirut: gli esseri viventi non sono merce di scambio.


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