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Fouad Allam: l’Unione Europea si dia una svegliata

L’intervista al professore algerino naturalizzato italiano docente di “Sociologia del mondo musulmano” che spiega «l’islamismo è un problema principalmente per il modo musulmano. Per combatterlo deve fare suoi gli ideali di libertà, democrazia e uguaglianza. Ma non può essere lasciato solo. Ha bisogno dell’aiuto dell’Europa»

di Lorenzo Alvaro

Il suo ultimo libro si chiama “Il jihadista della porta accanto”, pubblicato in Italia da Piemme (che verrà rieditato nei prossimi giorni con un capitolo aggiuntivo sulla strage di Charlie Hebdo), lui è algerino naturalizzato italiano e insegna “Sociologia del mondo musulmano”. È Fouad Allam, che abbiamo intervistato sui fatti di Parigi.
 

La copertina de “Il jihadista della porta accanto”, l'ultimo lavoro di Fouad Allam

Che idea si è fatto di quello che è successo?
Mi sembra che siamo di fronte ad un 11 settembre europeo. Ma mentre quello di New York era un attacco molto ideologizzato, l’attacco a Charlie Hebdo ha una dimensione simbolica molto più forte. A prescindere se si è d’accordo o meno con quella satira è un gesto che investe la sostanza sulla quale si è costruita la civiltà occidentale: la libertà di espressione. È diventata una guerra di significato. Si tratta della scelta tra due tipi di felicità che investe simbolicamente i paradigmi della libertà dell’occidente e i nostro ideali fondanti, come la libertà e l’uguaglianza. Il grande problema con l’Islam è questo: non è la laicità ma la secolarizzazione. La soggettivazione del fenomeno religioso. La battaglia è questo. Quando i radicali vogliono la sharia, quindi l’annullazione dello Stato, vogliono un altro tipo di mondo rispetto, non solo al nostro, ma a quello islamico. È un progetto politico  

In che senso politico?
Siamo di fortnte ad un nuovo fenomeno terroristico. Al contrario di Al Qaeda, Is si aggancia ad un territorio, che è l’Iraq. Hanno definito uno spazio politico e fisico in cui mettono in pratica le loro idee. Hanno scuole e strutture con cui educano i propri figli.

Secondo lei l’Occidente deve cominciare a mettere in dubbio il paradigma di integrazione su cui ha basato l’inclusione di questi suoi figli?
Questi francesi mettono più avanti l’appartenenza all’Islam, anche nella sua valenza eversiva, che la propria cittadinanza. Si sentono prima di tutto musulmani. È significativo vedere questi europei bruciare i propri passaporti. Vuol dire che in realtà loro svuotano l’idea di cittadinanza e di integrazione. La rifiutano in partenza. È capitale lavorare dal punto di vista educativo sulle nuove generazioni.

Gli jihadisti declinano la propria ideologia giustificandola con precise sure del Corano. Com’è possibile?
Sì, ci sono dei versetti del Corano che sono violenti. Come nella Bibbia. Ma ci sono altrettanti versetti che negano questa violenza. I terroristi però negano la dottrina e l’interpretazione del corano. Negano i versetti abroganti, la regola secondo cui tra due sure contrastanti, una positiva e una negativa, a valere deve essere quella positiva. Loro leggono il testo letteralmente

Come il mondo musulmano secondo lei può fronteggiare queste derive?
Fare suoi completamente gli ideali di democrazia, libertà e uguaglianza. Cambiare i modelli educativi. Ma è qualcosa che non possono fare da soli. L’Unione Europea dovrà avere un ruolo centrale nella formazione. Ogni paese deve rispettare i diritti umani. Finché ci saranno fortissime asimmetrie tra i paesi su questo piano mi sembra evidente che non si possa che produrre questo tipo dei fenomeni.

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