Mondo

La risposta dei paesi a maggioranza musulmana

Dai paesi a maggioranza musulmana arrivano le condanne dei media all’attacco terroristico del 7 gennaio alla redazione di Charlie Hebdo, dove sono morte 12 persone, mentre Al Jazeera incoraggia l’Europa a non trasformare la tragedia in uno strumento per alimentare l’intolleranza

di Ottavia Spaggiari

Ignoble”, Ignobile, è questo il titolo dell’editoriale online del quotidiano algerino Liberté, dedicato alla strage della redazione di Charlie Hebdo. Firmato dal giornalista Abrous Outoudert, il pezzo condanna aspramente l’attacco terroristico del 7 gennaio, mostrando una vicinanza particolare alla Francia, con il ricordo degli attacchi alla libertà di stampa nella stessa Algeria “Negli anni ’90 il nostro Paese ha subito lo stesso tipo di carneficina: più di cento giornalisti sono morti e la libertà di stampa è stata colpita con gli attentati al giornale L’Hebdo Libéré e al Circolo della Stampa, che prendeva il nome proprio da Tahar Djaout, giornalista assassinato dai fondamentalisti islamici. Per questo, non possiamo che condannare questa barbarie”.

Ad unirsi alle condanne provenienti dal mondo islamico, ed espresse con forza dal Centro teologico Al Ahzar e dalla Lega Araba, diversi media provenienti dal mondo arabo.

Sulla stessa lunghezza d’onda dell’ algerino Libertè, anche il principale quotidiano egiziano Al Ahram, che riporta il comunicato del Sindacato dei Giornalisti del Paese: “A nome di tutti i giornalisti egiziani, porgiamo le nostre condoglianza alle famiglie delle vittime di questo attacco orribile…Questi terroristi non possono appartenere a nessuna religione, specialmente all’Islam. Sono solo assassini selvaggi.”

Anche dalle pagine di Hurriyet, tra i principali quotidiani turchi, arriva una presa di posizione decisa contro la strage di Parigi, definendolo “il peggior attacco ai media di sempre, un atto di violenza inaccettabile, che deve essere condannato da tutti”.

Proprio in Turchia però due testate vicine ai movimenti islamisti hanno adottato posizioni giustificatorie. Yeni Akit, ha dato la notizia del massacro intitolando il pezzo “Attacco sulla rivi­sta che ha pro­vo­cato i musul­mani”, mentre Tur­kiye ha scrittoAttacco alla rivi­sta che ha insul­tato il nostro Pro­feta”, affrettandosi poi a cambiare il titolo, dopo le proteste di diversi lettori, con “Attacco alla rivi­sta che ha pub­bli­cato brutte vignette del nostro Profeta”.

Una replica a qualsiasi giustificazione, arriva anche dal sito di Al Jazeera, dove nel suo pezzo d'opinione Khaleb Diab, giornalista belga-egiziano scrive: “Il Profeta non ha mai ordinato a nessun sicario di difendere il proprio onore, eppure ha sopportato insulti e umiliazioni di gran lunga maggiori , di quelli che gli avrebbero mai potuto infliggere un gruppo di vignettisti che si battevano per le pari opportunità e che hanno fatto satira su tutte le religioni.”

Da Al Jazeera arriva anche un invito a mantenere la calma e a non trasformare la tragedia di Charlie Hebdo, in uno strumento per alimentare l’intolleranza. “E’ importante trovare metodi efficaci per prevenire il pericolo, ma la società deve stare attenta a non stigmatizzare le comunità musulmane in Europa, spesso già emarginate e viste con sospetto.“ Scrive Diab, ricordando che proprio l’emarginazione è uno dei fattori che contribuiscono in modo significativo alla radicalizzazione. “Nonostante le proprie debolezze e i fallimenti, l’Europa deve incoraggiare, costruire e rafforzare il suo esperimento multiculturale.”


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