Volontariato

Corsi on line, house organ e part-time: i Csv di fronte alla crisi

Nel 2015 le risorse per i Centri di Servizio toccheranno i minimi storici. E allora, come si stanno ripensando di fronte alla crisi. Sul numero in edicola oltre all'inchiesta un'intervista al neo vicepresidente Silvio Magliano, figura centrale nella riorganizzazione dei Csvnet

di Redazione

Il 2015 sarà un altro anno difficile per i Centri di servizio al volontariato (Csv). Le risorse su cui dovranno contare in base all'articolo 15 della legge 266/1991 -che sancisce la destinazione di un quindicesimo dei proventi delle Fondazioni di origine bancaria ai Fondi per il volontariato- toccheranno il minimo storico: 35 milioni di euro, secondo i dati forniti da Acri, l'associazione nazionale delle Fondazioni di origine bancaria. In totale le risorse erogate in base all'accordo Acri-Volontariato e messe in campo dalle fondazioni bancarie ammonteranno nel 2015 a 54,7 milioni di euro, di cui 18 milioni per la Fondazione con il sud e 1,4 milioni per il sostegno alle reti del volontariato, vale a dire per il funzionamento delle strutture di Forum del Terzo settore, CSVnet e Convol.

La cifra totale destinata dalle fondazioni ai Csv è passata dagli 85 milioni di euro del 2010 ai poco più di 35 previsti nel 2015, a causa soprattuto del calo degli utili e della stretta fiscale. Nel 2011 la tassazione delle Fondazioni ammontava a 100 milioni di euro e potrà arrivare a 340 milioni nel 2014 e 360 nel 2015 a causa dell'effetto combinato di un aumento della tassazione sui rendimenti che provengono dagli investimenti finanziari -passato dal 12,5% al 20% nel 2012, al 26% nel luglio 2014- e dal possibile aggravio sulle rendite finanziarie che emerge dalla legge di stabilità per il 2015. 

I Csv dipendono da queste risorse: ne esistono 78 e si articolano sul territorio con oltre 400 tra sedi e sportelli. Sono espressione di una base associativa di oltre 25.000 organizzazioni che rappresenta il 50% del volontariato. Offrono i loro servizi di formazione, consulenza, supporto, progettazione e promozione alle organizzazioni di volontariato. Queste attività hanno raggiunto nel 2013 43.299 realtà, il 69% sono organizzazioni di volontariato, il resto cooperative sociali, associazioni di promozione sociale e altri enti non profit.

I Cvs hanno speso lo scorso anno 56,1 milioni di euro, 12,9 milioni –il 23%- sono stati impiegati per le attività di supporto generale, mentre la quota più alta, 42,8 milioni per la realizzazione diretta delle attività di missione (vedi grafico).

I proventi complessivi registrati dai Csv –al netto della quota destinata per il funzionamento dei Comitati di Gestione- sono calati del 6% nel 2013 rispetto al 2012. Le risorse umane –fondamentali all’interno dei Csv per erogare i servizi- stanno raggiungendo una quota sempre più alta: gli oneri sostenuti nel 2013 sono stati di 24,7 milioni di euro, il 44% del totale degli oneri dei Csv.

La flessione dei fondi mette a rischio il loro funzionamento. Quello più grande su scala regionale, il Cesvot in Toscana, ha avviato ad inizio novembre le procedure per 15 licenziamenti. “Le nostre entrate -spiega il direttore Paolo Balli- per l'anno 2015 saranno di 2,15 milioni di euro e nell'anno 2014 erano state di 2,2 milioni. Eravamo arrivati a 8,3 milioni nel 2011 e stiamo utilizzando le riserve accumulate per far fronte alla situazione”. “Dal 2012 -spiega ancora Balli- stiamo tagliando servizi e attività di vario genere, abbiamo riorganizzato i bandi, attuato la spending review, ridotto settori di attività e costo del personale”.

Al Cesvot, come in altri centri, la parola d'ordine è differenziare le fonti di entrata. “Il ruolo più rilevante può essere svolto dal fondo sociale europeo, ma le progettualità da attivare sono molte. Vogliamo costruire partnership, mettendo sul piatto la credibilità del nostro marchio”.

Nei Csv più piccoli la reazione in parte c'è già stata. “Abbiamo dovuto ridurre personale e orari di lavoro -racconta Anna Camposeragna, direttore di Cesavo, il Csv di Savona-, optando per una riduzione delle ore, siamo tutti part-time, e affrontando tre tagli. La crisi dei fondi ci ha portato a modernizzare molto la nostra attività: dal rafforzamento del legame col territorio alle attività più leggere come i corsi online e i focus group e molta comunicazione. Abbiamo risparmiato molto tempo e insegnato alle associazioni a fare molte cose. Questo ci ha permesso di modificare e in meglio i servizi resi. L'impatto è stato tragico, ma stiamo cercando di trasformarlo in opportunità di crescita generale delle associazioni”.

Anche a Savona si cerca di differenziare le fonti. “Lavoriamo molto con la progettazione europea, facendo da capofila per progetti che poi finiscono nelle attività delle associazioni. Che facciamo lavorare in rete, superando la logica del bando competitivo".

“Si dovrebbe puntare -aggiunge Camposeragna- sull'allargamento dei servizi forniti visto che da noi la rete è molto forte e non ci sono solo le organizzazioni di volontariato. La nostra esperienza dovrebbe essere estesa anche ad altri soggetti del terzo settore e agli enti pubblici”.

66 dei 78 Csv hanno come territorio di competenza quello provinciale e sono molto radicati nei loro territori. Da tempo si parla di accorpamento e il mondo delle fondazioni bancarie spinge perché ci sia una regionalizzazione dei centri. Ma in ambiente Csv l'idea è quella di "forme di coordinamento regionale". A Torino ne esistevano addirittura due, Idea Solidale e Vssp, dalla loro fusione il primo gennaio 2015 nasce Vol.to.

"La nostra fusione -racconta il presidente di Vssp Silvio Magliano- nasce dal fatto che abbiamo letto da tempo la crisi ben prima e attivato 4 anni fa una politica di riduzione dei costi. la riduzione dei costi è iniziata 4 anni fa. Storicamente l'esistenza di due Csv aveva un senso, oggi le economie di spesa e le risorse disponibili possono far nascere un Centro più grosso con un risparmio di 400.000 euro di costi annuali. Sono risorse che si liberano per le associazioni, per fornire nuovi servizi". 

"Una scelta -prosegue Magliano- fatta in tutto il Piemonte, regione in cui la classe dirigente si è resa conto nove consigli direttivi, tanti quanti erano i centri, fossero insostenibili".

In Puglia lo scorso anno è iniziato un percorso di coordinamento regionale. L'obiettivo è condividere le buone pratiche e creare economie di scala. “Abbiamo programmato alla fine dello scorso anno una serie di azioni a carattere regionale -spiega il direttore del Csv Salentino Antonio Quarta-. Una di carattere formativo, con videclip formative utilizzabili da tutti i Csv. La seconda è un gruppo di lavoro per la messa in rete rispetto al reperimento di fondi europei e regionali. Questo per individuare e progettare risorse fuori da quelle previste dalla legge 266. Poi abbiamo creato una rivista unica regionale, un mensile online, mettendo in rete gli addetti stampa dei singoli Csv che compongono la redazione”. “Lavoreremo inoltre sulla creazione di un database comune regionale di tutte le associazioni e stiamo già lavorando ad un sistema di contabilità comune in collaborazione con CSVnet”.

ATTIVITA’ DI MISSIONE DEI CSV ANNO 2013

  1. – 17% promozione del volontariato o
  2. – 11% in consulenza ed assistenza
  3. – 10% formazione
  4. – 12% informazione e comunicazione
  5. – 4% ricerca e documentazione
  6. – 22% progettazione sociale
  7. – 5% animazione territoriale
  8. – 6% supporto logistico
  9. – 13% oneri di funzionamento degli sportelli operativi 

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