Cultura

«La cultura? Crea inclusione sociale»

Lo ha detto il responsabile dei Beni culturali Dario Franceschini presentando l'iniziativa “Verso il Bando Cultura” promossa dalla Fondazione con il Sud per favorire l’uso “comune” dei beni culturali nelle regioni meridionali. In "palio" 4 milioni di euro

di Redazione

“Il Bene torna comune” e nel Sud si pone l’obiettivo di essere strumento di coesione sociale. E’ il senso dell’iniziativa “Verso il Bando Cultura” promossa dalla Fondazione CON IL SUD per favorire l’uso “comune” dei beni culturali nelle regioni meridionali e una più ampia fruibilità da parte della collettività, presentata oggi al MiBact. “Questa, per noi, è la strada per rafforzare l'identità dei territori, e non è un discorso astratto”, ha detto il presidente della Fondazione Carlo Borgomeo presentando due casi di successo a Palermo e Napoli, frutto delle precedenti edizioni. “E’ importante – gli ha fatto eco il ministro Franceschini – mettere in moto meccanismi di inclusione sociale come questo e riattivare senso di aggregazione sul territorio facendo sentire il patrimonio culturale come un patrimonio di identità comunitaria. Bisogna far capire agli italiani, che si sono un po’ distratti, che il patrimonio è una risorsa per il nostro paese oltre che un dovere costituzionale tutelarlo.”

In cosa consiste l’iniziativa? In una prima fase sono stati invitati enti pubblici e privati, proprietari di immobili di rilevanza storico-artistica culturale non utilizzati ad offrirli in gestione come luoghi da valorizzare. Ora verrà chiesto di formalizzare l’impegno a cedere la disponibilità del bene per un periodo di almeno 10 anni al Soggetto responsabile che risulterà assegnatario di un contributo della Fondazione al termine della II fase.

Le candidature di beni ricevute sono state 221 (80% enti pubblici; 10 eccelsiastici e 10 privati, terzo settore e imprese); sono ville e palazzi storici, luoghi di culto, castelli e fortezze, beni archeologici e di archeologia industriale. Non tutti, ha ammesso Borgomeo, sono facilmente utilizzabili, ma è importante che qualcuno sul territorio li abbia ritenuti una possibile risorsa.

La distribuzione per regioni (sono quelle in cui opera la Fondazione creata da alcune fondazioni Bancarie e dal mondo del Terzo settore, che non agisce quindi con fondi pubblici): Sicilia 68; Puglia 53; Campania 40; Calabria 33; Basilicata 15; e Sardegna 12.

Ora verrà prodotta una prima lista di 25-30 beni e 10-12 progetti avanzati da soggetti del mondo del Terzo settore (non profit, associazionismo sociale, cooperzione e volontariato) che proporranno attività giudicate da queste caratteristiche: che attivino reti sul territorio (partenariati); siano iniziative socioculturali, quindi in coerenza con il bene; e infine siano sostenibili, cioè capaci di restare in piedi da sole dopo il finanziamento, cercando altre risorse.

Alla fine ci sarà una graduatoria. “Abbiamo disponibilità non grande, 4 milioni – ha affermato Borgomeo – ma siamo sicuri che ci morderemo le mani perché l’esperienza ci insegna che dal primo escluso in poi ce ne sarebbero altri che andrebbero sostenuti e non abbiamo risorse sufficienti per farlo, mentre e sappiamo che al Sud ci sono fondi strutturali europei che non vengono utilizzati”. Per questo al tavolo di lavoro con Anci e Ministero si proverà ad attivare un circuito virtuoso che valorizzi anche queste possibilità.

Su due cose ha chiesto aiuto Borgomeo, con molta sincerità: di promuovere il sito www.ilbenetornacomune.it, perché i beni che rimaranno fuori dai progetti finanziati possano trovare accoglienza e sostegno da altri soggetti, perché sono una risorsa per i territori in cui insistono.

E poi con chiara evidenza all’attualità: “Chiederemmo aiuto ai media di evitare la generalizzazione che la vicenda di Roma si porta dietro. Grazie a Dio il mondo del Terzo settore e del volontariato è molto più grande. Noi finora abbiamo avuto rapporti controllati con 5.600 organizzazioni di volontariato. E’ un mondo sano, è siamo sereni.”


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