Mondo
Tutti i numeri della charity di Serra
Non si tratta di sostegno a distanza, ma di un’attività più strutturata. Hakuna Matata, l’organizzazione fondata da Davide Serra, chiarisce le dichiarazioni sul proprio impegno filantropico, rispondendo con i numeri alla mano
“Con Hakuna Matata mantengo una missione di 8 mila bambini in Tanzania, 2 mila per ognuno dei miei quattro figli, perché i miei sono fortunati ed è giusto aiutare chi lo è meno”. Era quanto dichiarato da Davide Serra a Repubblica, in un’intervista del 6 novembre scorso, firmata dal corrispondente a Londra, Enrico Franceschini. Sul sito di Hakuna Matata, la Charity, fondata dallo stesso Serra e dalla moglie, e registrata a Londra, si legge che la donazione consiste in una cifra di 6.500 euro al mese, donati al progetto Help a Village. A Vita però i conti non tornavano. Per contribuire al mantenimento di un minore in Tanzania attraverso il sostegno a distanza, infatti occorrono almeno 250 euro l’anno, cosa che avrebbe reso impossibile mantenere 8 mila bambini nel Paese, con i 78 mila euro annui, donati da Serra.
Per avere chiarimenti, avevamo provato a contattare ripetutamente la charity che ha sede presso gli uffici londinesi di Algebris (la società di Davide Serra), senza successo.
Dopo il nostro articolo, però abbiamo ricevuto una nota di replica e qualche giorno dopo, lo stesso Serra ci ha scritto, mettendoci in contatto con Carlo Barassi, suo suocero, nonché trustee di Hakuna Matata.
La gestione dei fondi
“Help a Village non è un progetto specifico, né tantomeno una ONG, ma il nome simbolico dato all’attività di assistenza religiosa, educativa, sociale e sanitaria svolta nel Paese da tre persone eccezionali che Davide ha conosciuto tramite amici comuni: don Tarcisio Moreschi, missionario da 35 anni in Africa, che da oltre 15 opera nella parrocchia di Ilembula, la signora Faust Pina, ex insegnante di scuola materna, volontaria in Africa da 14 anni e Stefano Cataldo, volontario in Africa da oltre 4 anni e gestore di una centro fisioterapico per bambini,” Spiega Carlo Barassi. “Nel concreto Hakuna Matata devolve i fondi dedicati a Help a Village, alla Parrocchia di Ilembula, in Tanzania.”
Non si tratta quindi di sostegno a distanza a singoli bambini, ma di un’attività di supporto economico a più progetti, curati e gestiti dalla Parrocchia di Ilembula. Le risorse donate (6.500 euro mensili, oltre ad altri finanziamenti mirati a singoli progetti) sono frutto della rendita della gestione del capitale investito da Serra nella charity, e di un terzo dei contributi ricevuti da altri donatori che, per i restanti due terzi, vanno ad incrementare il fondo stesso. A bilancio 2013 i fondi della charity ammontavano a 870 mila sterline e, sempre da bilancio, Hakuna Matata aveva raccolto 33.464 sterline da donazioni volontarie e 56.419 sterline provenivano invece dalla gestione degli investimenti.
Le attività in Tanzania
Le donazioni ad Hakuna Matata non sono un risultato dell’impegno filantropico di un singolo, ma sono aperte a tutti, come ha scritto lo stesso Serra in una e-mail a Vita, invitando altri donatori a dare il proprio contributo alla charity per natale, con la promessa che ogni donazione verrà da lui, raddoppiata.
“Le altre donazioni che riceviamo, provengono soprattutto dal passaparola: amici o altre persone che sono venute a conoscenza dell’iniziativa”. Spiega Barassi, descrivendo come vengono impiegate le risorse: “Oltre alla raccolta e alla distribuzione mensile di circa 600 pacchi alimentari e sanitari alle famiglie più indigenti o ammalati di AIDS, Fausta Pina cura l'esercizio di 55 scuole materne, tenendo mensilmente corsi di formazione ed aggiornamento alle insegnanti locali, inoltre svolge attività di gestione e controllo di due orfanatrofi a cui sono affidati oltre 120 bambini, di ciascuno Fausta tiene un curriculum dettagliato.” Gli orfanotrofi sono strutturati su un sistema di affidamento dei minori a “madri putative”, signore che, oltre ai propri figli, si prendono cura anche di altri bambini (dai sei agli otto ciascuna). “Stefano gestisce un centro fisioterapico per bambini, che eroga circa 700 interventi di assistenza all’anno. Mentre Don Tarcisio tiene i contatti con i capi villaggio per interpretarne le esigenze organizzative in termini di infrastrutture e formazione professionale.”
Nell'ultimo anno, 31 mila euro sono stati devoluti al lancio del progetto Pamoja, che prevede lo sviluppo di un' azienda agricola, dedicata alla preparazione di 170 acri di terreno destinati alla coltivazione, lavorazione e vendita di circa 70.000 litri di olio di girasole all'anno. "L'attività include anche la formazione di un centinaio di piccoli coltivatori della zona di influenza di Help the Village." Spiega Barassi ."Il ricavato della vendita, dedotte le spese, servirà a dare continuità al finanziamento del centro fisioterapico di Wangingombe diretto da Stefano."
Una serie di attività diverse, delicate e complesse per cui, Barassi racconta, Don Tarcisio Moreschi, Fausta Pina e Stefano Cataldo coordinano uno staff locale e circa dodici volontari del servizio civile italiano, ogni anno, inviati sul posto da Cesc Project.
“Il flusso mensile di 6.500 euro è gestito direttamente da Tarcisio che ne decide le destinazioni secondo i fabbisogni giornalieri, sia in termini di spesa corrente che di investimenti in infrastrutture e servizi.” Spiega Barassi, precisando che il contributo di Hakuna Matata si aggiunge ad altre forme di sostegno alle iniziative locali: i contributi della diocesi di Njombe, del CESC Project, dell’ associazione di cooperazione e diplomazia popolare Gondwana, ed altre organizzazioni non-profit che operano sul territorio.
Altre iniziative
Non solo Tanzania però, Hakuna Matata supporta altri progetti legati all’infanzia e all’adolescenza a livello internazionale: tra le donazioni più consistenti, 25 mila sterline erogate a favore del St. Peter's Project che si occupa del recupero di ragazzi svantaggiati nelle periferie di Londra e l’organizzazione Newyorkese, Harlem Children's Zone, a cui la charity ha donato 25 mila dollari.
E se chiediamo perché abbiamo fatto così fatica a metterci in contatto con un rappresentante dell’organizzazione, per avere dati più precisi, Carlo Barassi risponde deciso: “Hakuna Matata non ha dipendenti, l’impegno di ognuno di noi è volontario. Adesso però un contatto diretto l’avete e siete invitati a venire a vedere e toccare con mano quello che viene fatto in Tanzania.”
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