Famiglia

Arriva il “Gps” per orientarsi nei servizi all’infanzia

Obiettivo superare la frammentazione dei servizi all'infanzia che rende difficile l'accesso agli stessi da parte dei genitori. Un mappa sarà presentata nel corso del secondo convegno annuale del Progetto Tfiey Italia, il 3 dicembre a Napoli

di Redazione

Come orientarsi nei servizi all’infanzia? In Italia il principale problema è che questi operano in “ordine sparso”, sociale, sanitario ed educativo restano separati in ambiti che spesso non dialogano tra loro. Questa frammentazione rende difficile verificarne potenzialità e criticità, ostacolando anche una corretta gestione delle risorse. Ma la mancanza di un visione organica e unitaria dell’offerta rende difficile anche l’accesso agli stessi genitori disorientati davanti alla frammentazione dell’offerta.

È per rispondere a queste problematiche che all’interno del progetto Tfiey Italia (Transatlantic Forum on Inclusive Early Years) è stata messa a punto una vera e propria “mappa” dei servizi che si propone di aiutare istituzioni e genitori a orientarsi nelle risposte rivolte ai bambini tra 0 e 6 anni.  Una sorta di Gps umano per orientarsi nei servizi e nell’offerta tradizionale e di nuove risposte per la prima infanzia. È una mappa che si presta cioè a essere “riempita” e declinata nei territori, permettendo di fare sintesi dell’offerta disponibile e di valutare il livello di presenza/assenza di opportunità per i bambini e i loro genitori. Sarà presentata nell'ambito del secondo convegno annuale del progetto Tfiey "Orientarsi nei servizi per l'infanzia, valutarli e innovarli, con i genitori", che si svolgerà il 3 dicembre a Napoli (qui per i dettagli dell'appuntamento).

«A livello internazionale è consolidata l'idea che il superamento delle disuguaglianze, soltanto basato su una più efficace tutela dei diritti all'infanzia, richiede anche la costruzione delle condizioni perché questo diventi possibile e richiede il superamento delle logiche settoriali», spiega Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan di Padova. «Per loro natura impediscono la promozione di strategie integrate e globali, capaci di mettere radici nei diversi contesti di vita dei bambini: la loro casa, la scuola, l'ambiente socio relazionale, i servizi sociosanitari, le risposte dei servizi sociali consolidate e innovative».
È quindi necessario saper ottimizzare quanto di positivo c'è nei territori e negli spazi relazionali: «I vantaggi più significativi si potranno vedere proprio per i bambini che vivono in situazioni di particolare disagio, perché poveri, emarginati, con salute precaria, privi dei mezzi per poter crescere. Non sono pochi, dato che, nel 2013 il 27,9% dei bambini italiani fino a 6 anni (oltre uno su quattro) era a rischio di povertà o esclusione sociale».
 


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