Welfare

Quando il Lavoro di pubblica utilità diventa l’inizio di una nuova avventura

L’esperienza dell’Associazione AIB Sant’Antonino: su dodici LPU, sei sono diventati Volontari. Positività previste e impreviste di un innovativo sistema di collaborazione tra non-profit e giustizia a tre anni dalle prime convenzioni con le Associazioni

di Redazione

Sono 2736 i condannati che, dal 1 gennaio 2011 ad oggi, hanno svolto Lavori di Pubblica Utilità a fronte di 130 convenzioni stipulate dal settembre 2010 in poi, secondo un andamento esponenzialmente crescente: se, infatti, a dicembre 2010 in realtà non vi erano ancora convenzioni attive, si è passati a 50 a febbraio del 2012 crescendo fino alle 130 odierne, mentre i posti disponibili sono passati da 0 del 2010 a 230 nel 2012 fino ai 447 attuali.

«Sono dati importanti – conferma Francesco Gianfrotta, Presidente reggente del Tribunale di Torino -, che testimoniano come questa misura (il lavoro gratuito per la collettività) sia una strada corretta verso l’obiettivo di evitare la pena detentiva per soggetti che, per il tipo di reato commesso o per le loro caratteristiche personali, possono far ben sperare in una riabilitazione. Lo testimonia anche il numero delle revoche, cioè delle persone che hanno perso il beneficio della pena alternativa, che sono state soltanto 70 in oltre tre anni».

Oltre che dalle cifre, l’impatto dell’iniziativa si legge anche nelle esperienze positive di Associazioni e Volontari: «Ad oggi – racconta Stefano Lergo, capo squadra Volontari AIB Sant’Antonino – su dodici soggetti che hanno scontato la pena presso la nostra associazione, ben 6 sono diventati volontari effettivi della squadra, che ha così superato le 30 unità. Alcuni poi, che nulla sapevano di volontariato e di protezione civile, hanno portato in associazione altri famigliari e conoscenti, consentendoci così un più sereno e naturale ricambio generazionale, che nel mondo del volontariato contemporaneo non è così scontato».

«Praticamente nessuno di loro aveva idea di cosa fosse il Volontariato – spiega ancora Lergo -, così abbiamo lavorato per far comprendere il senso di appartenenza alla squadra, l’affiatamento, la necessità di operare uno a tutela dell’altro. Durante un’emergenza, infatti, non si può improvvisare e l’efficacia o meno dell’azione di squadra deriva dall’operato di ogni singolo uomo».

«Per me l’esperienza con gli AIB – racconta Andrea (il nome è di fantasia), 27 anni, 1 anno di servizio come LPU – è stata stimolante, tanto che ho scelto di proseguire la mia attività come Volontario anche una volta concluso il periodo imposto dalla sanzione che è durato circa un anno, da inizio 2013 a febbraio 2014. Ho scelto, quindi, di continuare un’attività che sento come veramente utile e importante per la gente e per il territorio, compatibilmente con gli impegni di lavoro che spesso rendono difficile prestare la propria opera. Lavorare nell’ambito della Protezione Civile è un impegno duro e gravoso, anche fisicamente, ma credo sia un’opportunità per me oltre che un servizio per il mio territorio, quindi, se appena mi sarà possibile, questa attività continuerà a fare parte della mia vita».

Analoga, ma differente per alcuni aspetti, l’esperienza di Giorgio R., 40 anni: «Per me quella degli AIB è stata una scelta naturale, in quanto l'ho colta come un'opportunità per intraprendere un'attività cui pensavo da tempo, ma che ho sempre rimandato per motivi organizzativi. Pertanto la scelta di svolgere il servizio presso l'AIB di Sant’Antonino è stata fatta già con l'intenzione di rimanere oltre le 18 ore che avrei dovuto scontare obbligatoriamente, cosa che mi ha permesso di iniziare a spron battuto e di vivere la situazione non come una condanna, ma come un'opportunità di fare qualcosa di costruttivo per il territorio in cui vivo».

«Ancora una volta il Volontariato si conferma motore dell’innovazione sociale – commenta Marco Giorgio, Presidente del Centro Servizi per il Volontariato V.S.S.P. -; costruire un percorso in grado di accogliere e coinvolgere, come hanno fatto molte associazioni nei più svariati ambiti, dal socio-assistenziale a quello culturale, rappresenta un grande esempio di fiducia nelle persone e nel futuro. L’esperienza degli AIB Sant’Antonino non è unica nel suo genere e racconta di come, a volte, da un grande male, qual è una condanna penale, possa nascere un gran bene, per le persone coinvolte, per le Associazioni di Volontariato, per la società in generale».

Anche per la Giustizia italiana, l’esperienza LPU rappresenta un ottimo punto di partenza per uno sviluppo delle misure alternative alla detenzione: «Dobbiamo cominciare a ragionare in un modo diverso da quello in cui siamo stati abituati a ragionare per anni – conclude Fabrizio Gianfrotta, Presidente reggente del Tribunale di Torino -, la pena detentiva non è l'unico sistema, in particolare quelle brevi sono puro costo perché non riescono a svolgere la loro funzione primaria, definita dall'art. 27 della Costituzione, cioè la restituzione di una persona diversa che abbia riflettuto sulla propria situazione e sul proprio reato».

Proprio sulla base dell’esperienza dei Lavori di Pubblica Utilità, tanto il Centro Servizi V.S.S.P. quanto l’Associazione AIB Sant’Antonino hanno ratificato la convenzione con il Tribunale di Torino per l’affidamento in prova, possibilità di pena alternativa alla detenzione offerta a detenuti che sono nella fase terminale della pena o condannati per altre tipologie di reati, sempre con pena breve.
 


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