Non profit

Nel Tar dei Balocchi

Da qualche tempo i Tar sono diventati i migliori alleati dei signori dell'azzardo. Per garantire il business di alcuni, dietro la maschera della "libertà d'impresa" i provvedimenti dei Tar non lesinano di mettere a rischio la libertà e il benessere di tutti. E si cade nel paradosso: accusati di favorire l'illegalità siamo noi, che lo contrastiamo con azione civica e pacifica

di Riccardo Bonacina

Siamo il Paese dei Balocchi, dominato dai ricorsi e dalle decisioni dei Tar.  Nelle scorse ore, il protagonismo – più o meno motivato – dei Tribunali Amministrativi Regionali ha toccato picchi di assoluto parossismo. 

L'ex sindaco di Napoli de Magistris, dimissionato in fretta e furia, è stato reintegrato nel ruolo solo pochi minuti fa. "Posso tornare a fare il sindaco", commenta de Magistris, qualche settimana or sono pronto a scagliarsi – e non senza ragione – contro la "legalità mafiosa".  

I Tar sono amici dei sindaci, quindi? Non diremmo. Sempre negli scorsi giorni (e nelle scorse ore) presso i Tar hanno cominciato a piovere ricorsi e a circolare gli "accoglimenti" contro i provvedimenti di chiusura delle sale gioco e di limitazione degli orari decisi con ordinanza dal Comune di Milano (qui la news), che ovviamente ricorrerà al Consiglio di Stato. Un delirio, soprattutto se i giudici si avventurano in dichiarazioni al limite del surreale.

Dinanzi a ragioni di ordine pubblico e di salute pubblica, ragioni non negoziabili e costituzionalmente tutelate, il Tar lombardo ha motivato la propria decisione di sospendere l'ordinanza di chiusura di una sala scommesse in corso Vercelli affermando che da parte del comune vi sarebbe "avversione al gioco".

Lo stesso Tar sta ora valutando il ricorso contro un'altra ordinanza, quella che limita gli orari di apertura entro fasce di protezione. 

Siccome i comuni e le regioni stanno cominciado a fare sul serio, qualcuno deve aver capito che va messo un freno, altrimenti i provvendimenti di tutela dei cittadini rischiano seriamente – e non a parole – di limitare l'espansione di questo Paese dei Balocchi in permanente crescita e in permanente segno "+" per quanto riguarda il proprio fatturato.

Accade così che anche il Comune di Pavia, che ha adottato un'ordinanza simile a quella del Comune di Milano sul restringimento degli orari, si veda ora nella stessa situazione.  Un ricorso di un imprenditore del business, infatti, arriva anche qui. Con una piccola, bizzarra novità: L'ACCUSA È ESPLICITA E DIRETTA NEI CONFRONTI DEL MOVIMENTO NO SLOT DI PAVIA.

Si legge, a proposito di No Slot: "associazione che ha sempre manifestato esclusivamente una aprioristica avversione verso il fenomeno del gioco lecito, così finendo per assecondare, ancorché involontariamente, tutte le forme di gioco illegali e irregolari massicciamente presenti anche nell'ambito del territorio comunale".

Un'accusa pesantissima e ingiustificata. Problematizzare l'esistente e cercare con gli strumenti del diritto di cambiare ciò che non va – il cosiddetto "gioco lecito", per esempio, o come lo chiama la Legge Regionale della Lombardia: "azzardo lecito" –  è  di ogni cittadino. 

Si legge nel testo del ricorso presentato al TAR della Lombardia:  "sussiste il pericolo di perdita di avviamento e di sviamento della clientele verso altre forme di gioco, anche illegale e irregolare, gestite da altri operatori in territori limitrofi a quello di Pavia".

Siamo caduti dal paradosso alla farsa. O peggio? Fare attività di contrasto, sensibilizzazione, accendere l'attenzione su un problema – che non cessa di essere un problema, nemmeno se gli appiccichiamo l'etichetta "legale" – è quindi un'attività di favoreggiamento delle attività criminali? Quali? Andrebbero indicate e segnalate, da parte dei solerti avvocati o no? 

 

 

 

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