Cultura

La tv della chiesa? Una tv fuori dalle chiese

Ecco il decalogo di Nunzio Galantino, segretario Cei, che questa mattina ha presentato il palinsesto completamente rinnovato di Tv2000

di Giuseppe Frangi

Presentato questa mattina a Milano il nuovo palinsesto di Tv2000, l’emittente della Conferenza episcopale italiana, che quest’anno scende in campo profondamente rinnovata, schierando anche una squadra di direttori che promette tante sorprese. Il ricambio è stato fortemente voluto da Nunzio Galantino, segretario della Cei voluto da papa Francesco. Per lui la tv rappresenta una sfida vera per la chiesa italiana. Il breve intervento introduttivo è stata l’occasione per annunciare una linea editoriale coraggiosa e certamente innovativa. Punta di diamante di questo cambiamento è la nuova trasmissione di Alessandro Sortino, ex Iena. Ecco la sintesi del nuovo “credo” televisivo della chiesa italiana, dalle parole di Galantino.
 

  • Non esiste solo la Chiesa in uscita, ma anche la Tv in uscita, proprio per come intende papa Francesco. Una tv in uscita non vuol dire che ccon l’elmetto per fare la guerra a chissà chi, ma in uscita nel senso che si sta sulle strade, per vedere e raccontare quello che di bello e problematico la strada presenta.
     
  • La televisione deve cercare di raccontare il mondo con gli occhi del Vangelo. Che è come dire di vedere il mondo con gli occhi di Gesù, senza preclusioni e senza schematismi. Lo sguardo di Gesù era quello che aiutava gli uomini a sentirsi uomini riusciti, pur partendo dalle fragilità che toccano ciascuno.
     
  • Non deve essere una tv replicante, non solo nel senso che non deve mandare in onda repliche per riempire il palinsesto. Ma oggi mi pare che la tv sia tutta “replicante” anche quando i programmi vanno in onda per la prima volta. Perché questo accade? Perché è una televisione che non ha voglia di futuro e che quindi trasmette desiderio di futuro.
     
  • La tv di cui la Cei è l’editore, non è la tv della Cei. Nel senso che non può accomodarsi in una nicchia comoda ma residuale, in un orto chiuso per i credenti. Deve essere invece un luogo attivo, capace di proporre terreni di dialogo. Deve essere una tv per tutti. Interessante anche per chi non crede e persino per chi ha sempre rifiutato di credere.
     
  • Deve essere una tv centrale, pur essendo periferica. Perché attenta alle periferie, che sono un bacino starordinario di esperienze e di storie. Capace di destare curiosità ed interesse. Una tv che provochi di più.
     
  • Immagino una tv “Giovanni Battista”, capace di stare sul territorio, incurante di non essere nel palazzo, libera nel dire la sua parola con passione.

In copertina il nuovo spot di TV2000

 

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