Non profit

Daniele Poto: c’ero ma non rilascio dichiarazioni

Ci ha telefonato la persona che, secondo Mettiamoci in Gioco, avrebbe rappresentato Libera nella firma del protocollo d'intesa con Confindustria Sistema Gioco Italia. Potrebbe spiegare cos'è successo, ma preferisce trincerarsi dietro un no comment, da cui però qualche frase trapela

di Lorenzo Alvaro

La chiarezza viene prima di tutto. Prima dei giudizi, prima di tutto. Per dovere di chiarezza, dopo aver ricevuto nei giorni scorsi le smentite di Libera, rispetto al suo coinvolgimento nell'affaire del Protocollo d'intesa tra Mettiamoci in Gioco e Confindustria Sistema Gioco Italia (qui un riassunto completo dei fatti), abbiamo dovuto registrare che la campagna di cui è portavoce don Armando Zappolini ha ribadito che – cfr Il Redattore sociale – alle trattative durate 8 mesi e alla firma era presente un rappresentante di Libera stessa. Secondo quanto indicato da Mettiamoci in Gioco il rappresentante è Daniele Poto.

Proprio per chiarezza, quindi, e per evitare errori abbiamo chiamato al telefono Daniele Poto che, con veemenza, afferma di non rilasciare dichiarazioni, né sulla sua presenza alla firma, né al tavolo delle trattative durate 8 mesi.

Poto, autore del dossier “Azzardopoli” proprio per Libera e del libro “Le mafie nel pallone”, edito dal Gruppo Abele, è un nome molto noto e importante nelle campagne di contrasto all'azzardo.Una sua dichiarazione non sarebbe quindi secondaria per capire che cosa è successo e che cosa sta succedendo all'interno delle associazioni che hanno o avrebbero firmato l'accordo. Ma Poto, anche se non rilascia dichiarazioni sul tema, qualche cosa ce la dice.

Afferma, anzi urla che «in questo modo si fa il gioco dei tre conigli di Renzi». Che cosa voglia dire, lo sa solo lui.

Conigli a parte, Poto affermache il problema è tutto interno a Mettiamoci in Gioco e Libera e sarebbe stato discusso in una riunione, ieri, a cui lui non ha partecipato, Afferma inoltre che la polemica montata sulla stampa è una polemica ideologica, che raccontando questi fatti si fa il gioco dell'avversario, ossia di coloro che lavorano nel business dell'azzardo. In parole povere, chiedendo, raccontando, informando, cercando di parlare con i diretti interessati per capire che cosa sia successo, si farebbe il gioco di Confindustria.

Strano, perché è proprio di un accordo con Confindustria che stiamo parlando.


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