Cultura

Erri De Luca: la bellezza in Costituzione non è una proposta interessante

Allo scrittore napoletano non piace la proposta di Serena Pellegrino (Sel) che vorrebbe introdurre all'art.1 della Costituzione il riconoscimento della bellezza come costitutivo dell'identità nazionale. «La costituzione non è un testo letterario ma un alleanza tra cittadini. Per proteggere la bellezza servono leggi e sentimenti»

di Lorenzo Alvaro

Ne avevamo parlato qualche giorno fa. Si chiama “Bellezza in Costituzione” ed è una proposta della deputata di Sel, Serena Pellegrino, che vuole inserire nel primo articolo della nostra Costituzione la frase «La Repubblica Italiana riconosce la bellezza quale elemento costitutivo dell'identità nazionale, la conserva, la tutela e la promuove in tutte le sue forme materiali e immateriali: storiche, artistiche, culturali, paesaggistiche e naturali».

Un'iniziativa che, come ci spiegava la stessa Pellegrino, ha riscosso un grande entusiasmo e grande partecipazioenn sia nella società civile che in Parlamento.

Entusiasmo che però non condivide lo scrittore Erri De Luca al quale abbiamo chiesto un parere.
«Non è una proposta interessante. Stiamo parlando della Costituzione: non è un testo letterario ma un'alleanza tra cittadini», ha spiegato. Anche il metodo per lo scrittore e poeta napoleatano è sbagliato perchè «la bellezza nel nostro paese è mortificata nelle più svariate e offensive forme. Una riforma costituzionale è inutile. Per proteggerla servono sentimenti e leggi».

La proposta per altro si rifà in qualche modo all'idea della carta costituente americana, ma De Luca taglia corto, «nella costituzione americana è scritto il diritto alla felicità. Un poeta diceva invece che la felicità è un dovere. E secondo me ha ragione».  

Un rischio che invece tanti uomini di cultura temono è quello che un altro grande scrittore, Maurizio Maggiani, identifica come l'usura delle parole. Cioè che il continuo e insistenete uso di un vocabolo ne disperda il senso, lo sciupi. Ma su questo invece De Luca è in controtendenza: «le parole si consumano e si ritirano dall'uso, ma restano nel vocabolario, sono più resistenti all'usura di noialtri che le adoperiamo».
 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA