Volontariato

Afghanistan: la situazione umanitaria al 6 novembre

Il report dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

di Redazione

Difficoltà ad assistere i nuovi arrivati alla frontiera meridionale del Pakistan Questa mattina vi erano circa 80 famiglie (400 individui) in attesa fuori del campo di permanenza temporanea di Killi Faizo, situato nella provincia meridionale del Baluchistan presso la frontiera con l’Afghanistan. Il campo – che inizialmente doveva essere un luogo dove ospitare i rifugiati per alcuni notti prima di trasferirli in vicini campi più attrezzati – è ormai pieno e dal 1° novembre neanche i rifugiati afghani in condizioni più gravi hanno più potuto accedervi. I negoziati tra l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e le autorità pakistane per cercare di trasferire coloro che si trovano a Killi Faizo (e i nuovi rifugiati che arriveranno in gravi condizioni) a Roghani – un campo più attrezzato, con una maggiore capacità di accoglienza, circa 20 km a sud della città di frontiera di Chaman – non hanno però ancora data i risultati sperati. Di conseguenza la situazione è in una fase di stallo, con le 2.245 persone che si trovano all’interno di Killi Faizo che ricevono il kit completo di aiuti dall’UNHCR e dal Programma Alimentare Mondiale (World Food Programme – WFP), mentre quelli che si trovano fuori quasi non ne ricevono. Negli ultimi giorni le temperature notturne sono drammaticamente scese e l’UNHCR è estremamente preoccupato per le condizioni delle famiglie che vivono fuori dal campo all’aperto ed è attualmente impegnato in colloqui con le autorità locali per cercare di migliorare la loro situazione. Lo staff dell’UNHCR a Chaman aveva in programma oggi di distribuire coperte e biscotti ad alto contenuto proteico – forniti dal WFP – alle persone in attesa fuori da Killi Faizo. Questi riceveranno anche acqua, mentre la popolazione locale distribuisce giornalmente pane e altri viveri. Potenziata l’accoglienza negli ospedali delle zone di frontiera Prosegue l’impegno per cercare il modo di assistere gli afghani che hanno già attraversato la frontiera per entrare nel Baluchistan e si sono stabiliti nei campi già esistenti nell’area o nella città di Quetta. Alcune famiglie particolarmente povere – o quelle con problemi particolari – hanno già ricevuto assistenza finanziaria dall’UNHCR, mentre proseguono i colloqui con autorità locali, UNICEF, Mercy Corps International e Save the Children – USA sul come fornire altra assistenza ai nuovi arrivati, in particolare servizi medici e istruzione. L’UNHCR ha già avviato il sostegno all’ospedale di Chaman, vicino alla frontiera, inviando 1,2 tonnellate di farmaci donati dall’Organizzazione umanitaria hascemita giordana e un kit ostetrico di emergenza fornito dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA). L’ospedale di Chaman è attualmente male equipaggiato per far fronte ai casi che si presentano alla frontiera: la sala operatoria, il laboratorio, la corsia di emergenza, la gestione dei farmaci, la banca del sangue e la sala parto non sono attualmente funzionanti. Inoltre non ci sono infermiere né medici donne. Oltre alle donazioni dell’UNHCR, sono ora disponibili 10mila dosi di vaccino contro il morbillo con le quali Medecins Sans Frontieres (MSF) continuano a vaccinare i bambini che arrivano. MSF – Olanda, con l’assistenza dell’UNHCR, ha cominciato ad allestire una struttura di operatori medici con lo scopo di individuare e ricoverare i pazienti, curare i casi meno gravi di disidratazione, seguire sistematicamente i bambini malnutriti, verificare la vaccinazione contro il morbillo, individuare le donne incinte e realizzare programmi per la promozione dell’igiene. La scorsa settimana al posto di frontiera di Chaman gli operatori medici hanno individuato 11 casi di grave malnutrizione, oltre a vari casi di altre gravi patologie, tra le quali infezioni respiratorie acute e dissenteria. In particolare i casi di malnutrizione hanno sollevato la preoccupazione che le condizioni alimentari siano drasticamente peggiorate in Afghanistan, poiché secondo il Coordinatore Sanitario dell’UNHCR a Quetta, la grave malnutrizione è un tardivo segnale della scarsa disponibilità e accessibilità al cibo. Campi nella Provincia della Frontiera Nord-Occidentale (NWFP) L’UNHCR sta elaborando un piano con le autorità locali nella NWFP, in Pakistan, per trasferire i nuovi rifugiati che vivono in condizioni di affollamento e miseria nel campo di Jalozai, in altri campi e nelle aree urbane, in nuovi siti identificati nelle aree tribali, presso la frontiera con l’Afghanistan. I lavori sono già cominciati in 8 dei 15 siti individuati, anche se l’allestimento dei campi è stato ostacolato da numerosi problemi, in particolare dispute con i proprietari dei terreni. Il primo campo ad essere utilizzato sarà probabilmente Kotkai, nel distretto di Bajaur, a nord di Peshawar. La priorità immediata sarà quella di trasferirvi persone da Jalozai. Il trasferimento dei rifugiati nei nuovi siti – programmato per iniziare l’11 novembre – avverrà su base volontaria e verrà data la precedenza ai casi più gravi. Giovedì scorso, circa 4mila afghani sarebbero arrivati attraverso vari passaggi di frontiera della NWFP, mentre altri 4.500 sarebbero arrivati venerdì, sebbene non si sappia con esattezza quanti di questi siano entrati in Pakistan per la prima volta. Altrettanti sarebbero entrati nei primi giorni della scorsa settimana. Secondo una rilevazione nella NWFP conclusa il 25 ottobre, circa 65mila nuovi rifugiati sarebbero entrati dall’Afghanistan dallo scorso 11 settembre. In tutto, l’UNHCR stima che ben oltre 100mila afghani siano entrati in Pakistan dall’11 settembre. Circa 3mila afghani vicino alla frontiera con l’Iran L’UNHCR ha ricevuto notizie non confermate dalla Mezzaluna Rossa Iraniana (IRCS) e da organizzazioni non governative (Ong), secondo cui circa 3mila afghani sterbbero vivendo all’aperto vicino al campo di Makaki, dal lato afghano della frontiera nella provincia di Nimroz. Quando sono arrivati a Makaki hanno ricevuto cibo e altra assistenza, ma non hanno potuto essere accolti nel campo che è già pieno, ospitando tra le 4.500 e le 6.000 persone. Al momento, essi sarebbero accampati all’aperto vicino a Makaki. Il campo di Makaki, che si trova in territorio controllato dai talebani, è gestito dall’ICRS, così come il campo Miglio 46, situato invece in una piccola parte di territorio della provincia di Nimroz controllata da forze alleate con il Fronte Unito dell’Alleanza del Nord.


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