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Fiera di Francoforte: Amazon è davvero il nemico?

Il nostro Marco Dotti è alla 66a Fiera di Francoforte, la più importante fiera del libro tedesca. Contrariamente all'aria pesante che si respira in Italia, alla Buchmesse lo sguardo è al futuro: «senza cura estrema, senza rigore non si va da nessuna parte. Nemmeno nel mondo digitale», sottolinea Heinrich Rietmuller, presidente dell'Associazione dei Librai

di Marco Dotti

L'editoria è in crisi. Il ritornello si ripete ovunque, costante. Non fa eccezione la 66a Fiera di Francoforte, che si apre oggi. Eppure, come ha ricordato durante la cerimonia di apertura Heinrich Rietmuller, presidente dell'Associazione dei Librai e Editori tedeschi, il mercato tedesco dei libri non avrebbe troppo da recriminare, avendo in controtendenza registrato ottimi risultati nello scorso esercizio di bilancio. Anche grazie a una politica particolarmente attenta su traduzione, edizione e cura autoriale.
 

 

L'autore, e con lui il giornalista, il traduttore, il redattore e via discorrendo, ha ribadito Rietmuller, deve però tornare a fare ciò che forse si è dimenticato di dover fare: scrivere, studiare, praticare. Osservare un mondo che, sotto molti aspetti sta cambiando, ma che anche rispetto ai tanto temuti media digitali non è più quello di una decina di anni fa quando, ha ribadito, «spettava a noi editori mediare e introdurre al nuovo contesto dei media. Oggi, al contrario, quel contesto circonda anche noi e anche noi dobbiamo. Come ogni cittadino, far fronte a infinite possibilità e infiniti rischi e metterci a studiare, umilmente». Poi c'è il business, certo. Ma senza la qualità di quel prodotto, senza quello studio,  l'editore che farebbe, viste le nuove sfide che gli si prospettano? «Vogliamo ridurci a produttori di fotocopie?» – questa la provocazione.
 



 

Una provocazione che il sindaco di Francoforte allarga alla politica degli “eventi”.  Francoforte, ricorda Peter Feldmann, è una città di 700.000 abitanti, nel suo circondario abitano quasi 5 milioni di persone e ha l'aeroporto più importante d'Europa. Che cosa rende l'evento della Buchmesse unico nel suo genere? La risposta del sindaco è chiara: non le infrastrutture o l'assembramento di persone, ma l'insieme di rete e scopo.

Persone che si riuniscono per uno scopo non estemporaneo – ricordiamo che la Fiera del Libro di Francoforte è una fiera professionale, per operatori – che non svanisce due minuti dopo la chiusura dei portoni. Queste relazioni di scopo resistono e proseguono in una rete culturale e commerciale che ramifica anno dopo anno e lascia nella città tracce evidenti: Francoforte è infatti, tra le città tedesche, una di quelle col più alto indice di lettura.
 

 

A questa edizione della Fiera, ricordiamolo, sono presenti 7275 espositori, provenienti da 102 Paesi diversi. So o invece 621 gli agenti letterari, 1000 bloggers, 900 e passa giornalisti specializzati, 500.000 i visitatori attesi. Cifre importanti per una fiera non aperta alla vendita al dettaglio di libri, ma alla contrattazione di diritti e alla formazione professionale.

Poi, dicevamo, c'è Amazon. Non c'è relazione, discorso o dichiarazione che non menzioni il convitato di pietra. Che in una Fiera del Libro a parlare di Amazon, due secondi dopo aver menzionato Vladimir Putin, sia il Ministro degli Esteri tedesco fa in qualche modo riflettere. I discorsi istituzionali, in particolare quello del Ministro del Esteri Frank-Walter Steinmeier, si concentrano sulla sfida di Amazon con parole da nuova guerra fredda. Sia come sia, la Buchmesse è cominciata e di guerra, qui, non se ne vede traccia. C'è molta voglia di essere al passo con le nuove sfide, questo sì.

E non ci pare poi così male, il mondo editoriale che verrà. Sempre che sappia far sue le parole di Rietmuller: «senza cura estrema, senza rigore non si va da nessuna parte. Nemmeno nel mondo digitale».

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