Welfare

Sulla stessa barca

Al “Festival delle migrazioni” in corso fino al 30 settembre è stata allestita la mostra "alternativa” del vignettista, collaboratore di Vita, Mauro Biani. Le sue opere infatti galleggiano sull'acqua

di Redazione

Storie, incontri, vissuti, flussi migratori, culture che appartengono al bacino Mediterraneo. Il LampedusainFestival è un concorso per filmmakers, un linguaggio nuovo capace di parlare ai giovani, aperto a tutti, italiani e stranieri, su temi attuali e importanti, su temi che hanno fatto conoscere a tutta l’Italia il Comune di Lampedusa come una comunità capace di dare speranza.

Quest'anno, per la sesta edizione però è stata anche "allestita” la mostra itinerante di Mauro Biani, vignettista collaboratore di Vita, “Sulla stesssa barca”. Lo scenario è il mare, proprio sul pelo dell'acqua infatti si potranno ammirare le opere galleggiare.

«“Non siamo tutti sulla stessa barca”, direbbero i lettori da vignetta perfetta», spiega proprio Biani, «Io invece ho sempre pensato che la barca alla fine è unica. Per chi è nato di là, per chi è nato di qua. La barca di Caronte o un traghetto-ponte di condivisione consapevole. Tra questi due dobbiamo scegliere. E non per generica “bontà” e neanche solo per il ricordo delle nostre passate faticose migrazioni. Per il riconoscimento della comune natura umana e anche per lungimiranza. I veri “eroi” dei nostri tempi (eroi come metafora, come educatori alla speranza) sono proprio loro. Uomini, donne, bambini, che superano confini, barriere violente di ogni tipo, per sopravvivere».
 

 

La scelta delle opere galeggianti è stata presa, come spiega il curatore Gianpiero Caldarella, perchè è «la stessa acqua che di tanto in tanto porta fino a riva i segni delle migrazioni: indumenti, oggetti, scarpe, appartenuti a qualcuno di cui spesso si ignora tutto, a cui troppo spesso si nega tutto, dalla libertà al diritto di avere un nome su una tomba o una vita degna di essere vissuta. È una mostra che non si può ammirare se non ci si bagna in quell'acqua, se non si afferra che dall'altro lato del blu c'è gente che ha gli stessi occhi per guardare le stesse immagini».



 
 


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