Mondo
100mila curdi in fuga dalla Siria
È l’ultimo capitolo del dramma che sta sconvolgendo quella zona sotto l’offensiva delll’Isis. La Turchia oggi ha chiuso le frontiere, dopo che nei giorni scorsi aveva organizzato otto punti di transito
L’Alto commissariato ONU per i rifugiati (Unhcr) ha reso noto che in questi giorni il numero dei curdi fuggiti dalla Siria in Turchia per scappare dalle violenze dell’Isis ha raggiunto quota 100 mila.
La cifra, sempre secondo quanto enunciato da Melissa Fleming, una portavoce dell’Unhcr, è stata confermata dal governo turco che venerdì scorso aveva aperto i suoi valichi di frontiera ai curdi che stavano scappando dall’enclave di Kobane/Ayn Arab, messo sotto assedio dai miliziani del Califfato. In particolare Ankara ha organizzato otto punti di transito dislocato in un raggio di 30 chilometri di frontiera.
In quest’area i miliziani dell’Isis hanno conquistato molti villaggi lungo il confine tra Siria e Turchia e la città di Any Arab, chiamata dai curdi Kobane, verso la quale si sta concentrando l’offensiva jihadista, ricopre un ruolo strategico di particolare rilevanza. Secondo fonti locali le truppe del Califfato sono ormai prossime alla conquista della città che consentirà loro un controllo su un’ area del nord della Siria vasta e importante.
Il flusso di profughi, che continua ad aumentare, sta creando notevoli problemi per l’accoglienza e l’allestimento di campi idonei e gli aiuti da parte delle Nazioni Unite sembra che si stiano intensificando. Secondo altre fonti si sarebbe già oltrepassato la soglia dei 130 mila profughi e per questo il governo turco oggi ha chiuso i valichi di frontiera.
In considerazione del fatto che i curdi in Siria contano qualcosa come un milione e mezzo di persone, attualmente oltre il 9% di essi si trova nei campi profughi turchi e l’emergenza umanitaria è alta.
Intanto dalla Turchia un centinaio di miliziani curdi del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) è entrato in Siria per schierarsi a fianco dei curdo-siriano impegnati a fronteggiare l’offensiva dei jihadisti dell'Isis e ha dato via, in Turchia, ad una campagna di reclutamento dei curdi. Nel relativo comunicato del PKK s’invitano i curdi alla mobilitazione in quanto “il giorno per la gloria e l'onore è arrivato. Non ci sono più limiti alla resistenza”.
A proposito di appelli, è di ieri sera quello audio, inquietante e aggressivo, lanciato dal portavoce dell’Isis Abu Muhammed Al Adnani che in un lungo messaggio (42 minuti) ha invitato i propri seguaci a uccidere “i miscredenti in qualunque modo” e ad attaccare i civili.
Nelle ultime ore, secondo quanto riferito dall'osservatorio siriano sui diritti umani, forze siriane fedeli al regime di Bashar Al Assad hanno compiuto raid aerei sulle città di Saraqeb e Ehsim, causando la morte di 42 persone, tra cui 16 bambini.
La diplomazia internazionale continua a lavorare instancabilmente e la minaccia dello stato islamico è stata oggetto dell’incontro tenutosi a New York tra il segretario di Stato Usa, John Kerry, e il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif. Kerry e Zarif.
Rafforzate ovunque, in occidente, le misure antiterrorismo per prevenire eventuali azioni di “lupi solitari” ripetutamente invitati a entrare in azione da parte dei capi dell’Isis.
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