Mondo

Sierra Leone, a causa dell’Ebola sembra un Paese in guerra

La testimonianza di un cooperante del network dell'ong Avsi: «Bambini senza cibo, prezzi alle stelle, economia in crisi». Giovedì 18 settembre al via quattro giorni di quarantena voluti dal Governo per fermare i contagi

di Antonietta Nembri

«Sembra un paese in guerra», sono le parole di Ernst Sesay, presidente della ong Fhm del network dell’ong italiana Avsi. Le parole di Sesay arrivano da Freetown, capitale della Sierra Leone. «Qui nel nord la situazione è ancora critica. Così come le consegnuenze dell’epidemia di Ebola. In strada non c’è nessuno, è difficile trovare cibo, i pressi sono alle stelle».
Nella capitale come in alcuni villaggi Avsi, ong presente in 37 Paesi del mondo tra cui appunto la Sierra Leone, sta lavorando per sensibilizzare la popolazione sull’importanza delle cure e della prevenzione contro l’Ebola.

Ma a preoccupare il cooperante locale non è solo l’aspetto medico «L’economia del paese ha subito un duro colpo. Il grado di povertà e di fame tra la popolazione è aumentato a vista d’occhio», prosegue Sesay. « Lo si vede nelle strade, dove i bambini e i ragazzi che prima dell’epidemia vivevano con l’elemosina, ora fanno tanta fatica a trovare cibo e sostegno»

Oltretutto a partire da giovedì 18 settembre, il Governo della Sierra Leone ha indetto quattro giorni di quarantena in tutto il Paese. L’obiettivo è quello di impedire il diffondersi dei contagi. Per quattro giorni nessuno potrà andare a lavorare, a scuola o al mercato. «La malattia rimane difficile da contrastare», racconta ancora Ernest Sesay. «Difficile anche solo avvicinarsi alle persone venute a contatto con il virus, che scappano terrorizzati alla vista dei medici. Alcuni, per esempio, dai villaggi sono scappati nei boschi appena hanno saputo che ci sarebbero stati dei test di ebola».

A fine luglio, Fondazione Avsi ha lanciato una raccolta fondi per far fronte all’epidemia di Ebola in Sierra Leone. Nel Paese l’obiettivo degli interventi della ong italiana è prevenire la diffusione del virus nel Paese africano, con interventi di informazione e sensibilizzazione delle comunità colpite e attività di contact tracing.
 


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