Politica

Franceschini: utilizziamo i volontari europei per la cultura

Il ministro ai Beni e alle attività culturali lancia la proposta ai suoi omologhi europei: i giovani del Servizio volontario europeo potrebbero diventare protagonisti della tutela del patrimonio culturale.

di Redazione

A chi affidare la tutela del patrimonio artistico e culturale del vecchio continente? Ai giovani del servizio volontario europeo. L’idea arriva dal ministro ai Beni e alle attività culturali Dario Franceschini che l’ha condivisa con i colleghi europei in vista dell’incontro tra poco meno di un mese tra i ministri della cultura targati Ue alla Reggia di Venaria a Torino (23 e 24 settembre) in occasione del semestre italiano di presidenza europea.

Franceschini scrive ai suoi omologhi che il patrimonio culturale europeo ha bisogno di grandi risorse per la sua manutenzione e che il servizio volontario europeo, con un adeguato riconoscimento ai fini pensionistici, potrebbe essere utilizzato per far sì che i giovani siano impegnati in attività di tutela e conservazione. Allo stesso tempo si potrebbero anche sviluppare consapevolezza, creare reti e sviluppare nuove professionalità e competenze.
 
«Nello spirito della Strategia 2020 l’Italia vuole dare grande attenzione all’impresa, perché la cultura possa divenire sempre più produttrice di ricchezza e fonte di occupazione», fa notare Franceschini in una lettera ai suoi colleghi. Da qui l’idea di aprire una riflessione «su come sviluppare strumenti di sostegno all’imprenditorialità culturale, soprattutto fra i giovani, incoraggiando produzioni transnazionali e scambi di opere, con una particolare attenzione al teatro e alle gallerie d’arte». Tra le proposte anche la convocazione di Stati generali dell’industria culturale europea per offrire agli operatori del settore «l’opportunità di incontrarsi, di creare sinergie, di avviare progetti comuni e di ricevere visibilità».

Diverse le possibilità avanzate: Erasmus e scambi di residenze per giovani artisti; gemellaggi tra musei e siti archeologici; ma anche semplificazioni delle procedure internazionali per la circolazione dei beni culturali; potenziamento della lotta al traffico illecito; percorsi culturali tematici trasnazionali che permettano la creazione a livello europeo di una rete museale integrata.
Secondo il ministro Franceschini con un maggiore mobilità per gli artisti e gli operatori culturali in Europa si contribuirebbe da un lato «ad approfondire la conoscenza reciproca e si consoliderebbe un’identità condivisa» e dall’altro questo potrebbe «rappresentare un fattori di crescita economica e sociale dei nostri Paesi».
 


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