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Adolescenti d’azzardo. Il Garante lancia l’allarme

"Le città, piccole e grandi, sono invase da sale gioco e la maggior parte dei ragazzi se le trova davanti uscendo da scuola". Sono parole del Garante dell'Infanzia, Vincenzo Spadafora,che commenta una ricerca commissionata a SWG sul gioco tra i minori. "Intervenire subito è necessario"

di Marco Dotti

È preoccupato, il presidente dell'Autorità Garante per i diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, Vincenzo Spadafora. È preoccupato e, viste le buone ragioni, dovremmo esserlo tutti. Da un'indagine commissionata all'istituto di ricerca SWG emergono dati che dovrebbero far riflettere e, soprattutto, devono far agire. In allegato all'articolo trovate sia il report analitico che la sintesi della ricerca – una delle prime sul tema –  "Gli adolescenti italiani e il gioco d'azzardo". 

Il 44% degli adolescenti intervistati, tutti tra i 14 e i 17 anni, ha praticato almeno una volta l'azzardo legale in una delle sue forme, mentre l'8% dichiara di "giocare" almeno una volta al mese. Oramai l'azzardo è ovunque, pervasivo, invasivo, aggressivo, sfrutta il peggio del marketing e del "condizionamento preconscio" (l'espressione è del guru della rete Jaron Lanier, per essere chiari).

Dall'indagine ricaviamo la fotografia di adolescenti «ancorati alla famiglia, avvertita come un luogo protetto e pressochè immune da problemi economici. Se i più piccoli (14-15enni) sentono più forti legami di fiducia nel gruppo dei pari, l’ampia  maggioranza del campione identifica i propri punti di riferimento all’interno della famiglia: nei  genitori (62%) o nei fratelli/sorelle (11%). Distanti dal luogo comune che li vuole impegnati in mille attività nel loro tempo libero, i ragazzi italiani praticano invece mediamente un’attività, soprattutto sportiva»
 
Il loro tempo è dominato dal web, al quale si connettono mediamente poco più di 3 ore al giorno,  utilizzando diversi dispositivi: il 68% utilizza lo smartphone, il 39% ha un computer personale e il 14% utilizza un tablet. Complessivamente 2 ragazzi su 3 possono accedere alla rete senza  controlli, perché dotati di dispositivi personali.
 

Il web offre occasioni di praticare l'azzardo, ma per quanto riguarda il primo approccio è ancora l'offline a finire nell'occhio del ciclone. Si comprende infatti dalla ricerca che «la pubblicità in tv è il più importante canale di conoscenza, ma un ruolo di rilievo gioca  anche il web, con i social network e i siti sportivi, più frequentati dai ragazzi, particolarmente  sportivi, che praticano il gioco d’azzardo con regolarità.  Emerge dunque un segnale non irrilevante: l’esposizione al pericolo non passa unicamente dal web, ma chiama in causa con forza soprattutto la pubblicità in tv e anche lo sport,  tradizionalmente percepito come scuola di sani principi, ma divenuto anche veicolo di  avvicinamento al gioco d’azzardo».

L’indagine dell’istituto di ricerche SWG è basata su interviste telefoniche, con metodo CATI, effettuate nel periodo dal 26 giugno al 2 luglio 2014 su un  campione rappresentativo di 1008 ragazzi italiani di età compresa tra 14 e 17 anni, e arriva in seguito alla raccomandazione della Commissione europea che, il 14 luglio scorso, esortava gli Stati membri incoraggiandoli a alzare il livello di protezione per i consumatori con una particolare attenzione per i minorenni, vietando loro l'accesso al gioco d’azzardo online e riducendo le occasioni di contatto anche passivo realizzate tramite pubblicità. 

Alla raccomandazione – trovate anche questa in allegato – potremmo aggiungere un'altra esortazione, che più modestamente abbiamo presentato nel numero di agosto di Vita: i minori non devono sostare nei locali in cui vi siano slot machines, Gratta& Vinci o altri “arnesi” del gioco. Evitare ogni occasione di incontro significa disarticolare un dispositivo che ha invaso ogni spazio della vita quotidiana. Un divieto di questo tipo, d’altronde, vige anche nella liberalissima america, dove nelle sale slot dei casinò a un minore non è concesso nemmeno di transitare, per evidenti ragioni di tutela sua, ma anche della società tutta. L'azzardo non è normalità, anche se in Italia viene percepito come tale. 

Non solo – dato che emerge dalle ricerca –  molti ragazzi vengono spinti a giocare dai genitori o lo fanno sotto loro “tutela”, ma la maggior parte di loro vive oramai i “locali” e le “occasioni” di azzardo come veri e propri luoghi di aggregazione, oasi in mezzo a un deserto. Peccato che  l’acqua di quelle oasi sia avvelenata e riservi amare sorprese.

L’azzardo più praticato tra gli adolescenti risulta quello del Gratta & Vinci (28%), seguito dalle scommesse sportive (27%) e dalle carte (25%).  Le slot machine, in questo caso, sembrano esercitare poca seduzione sui ragazzi (9%), mentre continuano a esercitarla su genitori e nonni. 

L’ostacolo più grosso all’azzardo legale in un esercizio pubblico è individuato dai ragazzi nei controlli degli esercenti o delle forze dell’ordine. Molto attenti su questo punto si mostrano i ragazzi che giocano con maggior frequenza. La disponibilità di denaro e il rischio di essere scoperti dai genitori sono percepiti come meno limitanti. Il denaro diventa un problema quando si gioca on line, dove è più difficile effettuare pagamenti senza essere in possesso di una carta di credito . Anche il timore di essere scoperti dai genitori è più avvertito nei giochi on line.

Il  27% dei ragazzi vive il gioco d’azzardo come una cosa normale di cui non vergognarsi, nella convinzione che essere scoperto da parte dei genitori non genererebbe alcuna conseguenza. Sono soprattutto i ragazzi che giocano più frequentemente a manifestare questa impressione. Sarebbe interessante ampliare la ricerca su questo punto, capendo quali siano le interrelazioni tra genitori giocatori e minori dediti al gioco.

Solo il 22% degli intervistati sa cos’è la ludopatia, ma è comunque ben chiara e diffusa (62%) la sensazione che si tratti di una malattia da cui nessuno è immune, una dipendenza che per il 41% dei ragazzi è paragonabile a quella dalle droghe pesanti.

Genera, però, preoccupazione l’idea, sostenuta da un adolescente su cinque, per cui la ludopatia non è una vera malattia, ma solo un comportamento generato dalla scarsa capacità di autocontrollo: questa visione, associata all’idea che il giocatore sia una persona che ha perso il controllo, è alla base della retorica istituzionale sul "gioco responsabile". L'asimmetria, come abbiamo più volte scritto, è connaturata all'azzardo di massa.

Le campagne sul gioco responsabile e sul “giocare con moderazione” possono dirsi esenti da colpe su questo punto? Noi crediamo di no, proprio la logica della perdita individuale dell’autocontrollo è alla base della loro impostazione. I ragazzi sembrano dunque muoversi lungo la stessa linea. Anche se molto duro, anzi durissimo – possiamo dar loro torto? – è il giudizio espresso sull’impegno di sensibilizzazione e prevenzione da parte dello Stato, ritenuto inadeguato dal 69% dei ragazzi, soprattutto dai più grandi e da chi gioca con maggior frequenza.

@oilforbook

 

 


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