Politica

Nasce il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione

Oggi il Senato ha approvato in via definitiva la riforma della cooperazione internazionale. Dopo 27 anni di attesa, la soddisfazione è grande. Ma come ricorda Luca De Fraia, «ora si apre la sfida decisiva della sua attuazione»

di Luca De Fraia

Ci siamo, la riforma della cooperazione italiana ha ricevuto l’ultimo sigillo: il voto conclusivo del Senato è giunto oggi 1° agosto. La corsa per mettere a punto tutti i tasselli della nuova cooperazione è appena partita. Abbiamo un nuovo dicastero: il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Giusta la soddisfazione per aver chiuso una storia di tentate riforme lunga 20 anni; non possiamo però perdere di vista proprio ora l’obiettivo finale che va oltre l’approvazione di un testo normativo e prevede la messa in opera di una struttura e di regole che devono mantenere le aspettative. Non solo: c’è infatti da intervenire su quegli aspetti che possono ancora adesso dividere, quali il ruolo del settore profit nella cooperazione.

Vale quindi la pena di appuntarsi alcune questioni per districarsi nei passaggi che dovranno essere affrontati e risolti nel giro di pochi mesi, a partire dall’entrata in vigore della riforma.

Sono infatti 180 i giorni che ci separano dall'adozione dello statuto che darà sostanza alla creazione di un’“Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo”; diversi gli aspetti che dovranno essere regolamentati e, fra questi, le procedure per il reclutamento del personale oltre che del primo direttore dell’Agenzia, che lascerà il segno nel futuro della cooperazione. Serve un approccio nuovo per questo passaggio, che non deve essere affidato solamente alla correttezza delle procedure. Di chi abbiamo bisogno? Di una persona che abbia una forte competenza di cooperazione internazionale e una comprovata capacità gestionale, all’altezza dei nuovi strumenti della cooperazione.

Altro capitolo è quello della trasparenza e partecipazione, che ritroviamo in più parti del testo di legge. Infatti, la cooperazione che ci piace non deve essere soltanto efficace ed efficiente, ma deve essere anche partecipata e democratica. La funzione del Consiglio nazionale della cooperazione – che deve vedere la luce rapidamente, entro 90 giorni   deve essere esaltata, assicurando una genuina capacità di iniziativa oltre che adeguate modalità per la rappresentanza dei diversi gruppi di stakeholders, che consentano a tutto il mondo della cooperazione di far sentire la propria voce nei processi di programmazione e valutazione.

Ma quali sono le altre novità introdotte da questa riforma da non perdere di vista? Non sono poche le norme che modificheranno il sistema della cooperazione così come lo abbiamo conosciuto negli ultimi venti anni, ma i cambiamenti che non ti saresti aspettato possono essere riassunti in alcuni punti in particolare. Il fatto più evidente è il ruolo della Cassa depositi e prestiti di istituzione finanziaria internazionale, introdotto con emendamento nel passaggio del provvedimento alla Camera.

Non solo, sempre alla Cassa viene affidato il ruolo di gestire la parte dei prestiti “concessionali” (a condizioni di tale favore da potere rientrare a tutto titolo negli aiuti): la Cassa quindi diventa il motore finanziario della nuova cooperazione italiana. Alla stipula di una convenzione fra il Ministero, l’Agenzia e la Cassa è affidata la definizione delle modalità con le quali l’attività finanziaria della cooperazione potrà prendere corpo; anche questo è un capitolo troppo importante per non essere oggetto di un processo di verifica e consultazione.

Come non ricordare poi la questione dell’inclusione del settore business fra i soggetti della cooperazione? Anche grazie all'iniziativa delle organizzazioni della società civile, il testo delle riforma richiede alle imprese di aderire a standard di responsabilità sociale; adesso si tratta di concretizzare questo provvedimento, individuando le norme di riferimento e le procedure per poterle applicare con forza e trasparenza.

Il ruolo del Parlamento e della società civile è non meno importante in questa fase, che deve essere sottratta a un approccio puramente tecnico visto che l'obiettivo è dare sostanza a scelte che sono e rimangono politiche. Occorre andare avanti, intervenendo per migliorare quanto raccolto fino ad ora; non possiamo tornare indietro.
 

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