Non profit

Roma: vogliono le slot, fanno saltare un palazzo

Un palazzo reso inagibile da un'esplosione. Tre persone gravemente ferite. Due slot machine aperte e svuotate del "loro" denaro.È successo a Roma, sulla via Tuscolana, ma è solo l'ultimo episodio di una lunga serie. Svaligiare un bar con delle slot è meno rischioso che assaltare una banca. A farne le spese, però, sono tutti i cittadini

di Marco Dotti

Racket  o rapina è ancora presto per dirlo. Resta un fatto: nella notte scorsa, un palazzo romano è saltato per aria, ferendo gravemente tre persone. Sembra una scena di guerra e lo è. Nessun luogo è sicuro, oramai, soprattutto da quando in bar, tabaccherie e in tutti i luoghi che ospitano le infernali macchinette si trovano più soldi che in un bancomat. A differenza di quest'utimo, inoltre, la "macchinetta"  e il cambiamonete annesso non macchiano indelebilmente il denaro e svaligiarle non è sempre affare da professionisti. 

Scopo della rapina o dell'azione criminale che ha fatto esplondere il pian terreno di uno stabile, rendendo inagibile un intero edificio, e ha sconvolto Roma? Sbancare le slot machine presenti nel bar che si trovava al pian terreno del palazzo di via Tuscolana 642. 

Vincenzo Cerami avrebbe parlato di "fattaccio", mentre Massimo Carlotto, che alla Roma delle slot ha dedicato il primo volume della trilogia Le vendicatrici (Einaudi, 2013) scritta con Marco Videtta, ci direbbe che è la logica del denaro a trasformare ogni economia in una zona grigia dove la violenza non è più un'eccezione, ma la regola del rapporto sociale.



Una scena di guerra, una delle tante che ogni mattino si presentano agli abitanti di quartieri di paesi e città (oggi è toccata a Roma), ma che gli amministratori locali spesso fingono di non vedere e se non possono non vederle non vanno fino a fondo  in un discorso che li vede impegnati quasi unicamente in battaglie a colpi di slogan e richieste di tasse di scopo (in sostanza: tassiamo di più l'azzardo e lasciamo più soldi sul territorio).

Eppure, il fattaccio di Roma una cosa la spiega con assoluta evidenza: non è tanto questione di  "slot machine legali" o di "slot machine illegali", ma di flussi di denaro che attraverso queste e altre macchine (le videolotteries delle sale gioco), legali o illegali che siano, hanno invaso le nostre città. Ci sono bar che fatturano migliaia di euro solo e esclusivamente grazie alla "sloteconomia".  Piaccia o non piaccia, questo è il problema: i flussi che li investono cambiano radicalmente i luoghi e finiscono per attrarre  l'attenzione di una criminalità nuova e feroce che, dinanzi a poche monete, non esita a far esplodere un intero palazzo. 

 

 

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