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Manconi: «Pronto un nuovo esposto alla procura di Roma sul caso Berardi»

Il Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato in prima linea nella battaglia per salvare l'imprenditore pontino imprigionato nelle galere di Bata

di Andrea Spinelli Barrile

Non vede un epilogo la tragica epopea di Roberto Berardi, imprenditore pontino imprigionato nelle galere di Bata, in Guinea Equatoriale: accusato di appropriazione indebita da Teodorin Obiang, figlio del dittatore /presidente equatoguineano Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, e condannato a 2 anni e 4 mesi (e ad 1,4 milioni di euro di risarcimento); formalmente graziato, Berardi resta detenuto e privato dei più fondamentali diritti umani (la negazione dell'assistenza medica, le violenze fisiche e psichiche continue, la lontananza dalla famiglia, l'isolamento perpetrato per mesi) fino a quando non risarcirà l'ex socio, “il Principe di Malabo” Teodorin Obiang Nguema Mangue.

Abbiamo intervistato il senatore del Partito Democratico Luigi Manconi, una vita spesa per la tutela dei diritti umani con l'associazione “A Buon Diritto”: Manconi, che è anche Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, è l'unico nel panorama politico italiano ad essersi attivato personalmente, e concretamente, per aiutare la famiglia Berardi a venire a capo di questa tragica esperienza. Grazie all'avvocato Fabio Anselmo, candidato laico al Csm dal MoVimento 5 Stelle e famoso in Italia per essersi occupato (tra i tanti) del caso Cucchi, del caso Uva e del caso Aldrovandi, e ad un servizio del Tg1 (a dimostrazione di come la copertura mediatica di questo caso sia importante), il senatore Manconi è venuto a conoscenza della vicenda estera di Roberto Berardi, entrando poi in contatto con la ex moglie Rossella Palumbo. E proprio a Rossella Palumbo il senatore Manconi rivolge parole di affetto e stima, dandone un'immagine di “forza dolce ed intelligente, la vera protagonista di questa vicenda: una persona davvero superiore”.

Lei è l'unico che si occupa e preoccupa concretamente del caso Berardi. Cosa state facendo in questo momento?

Penso che la situazione rischi di trovarsi in un vicolo cieco. Noi abbiamo esperito numerose strade fino ad oggi: dall'ambasciatore della Guinea Equatoriale in Italia alla Commissione Iustitia et Pax del Vaticano, da una mia lettera inviata alla Segreteria di Stato sua Eminenza Pietro Parolin fino al nuovo ambasciatore italiano in Camerun, dalla Croce Rossa Italiana alla filiera rappresentata dalla Farnesina fino al console Massimo Spano. Abbiamo fatto tutto il fattibile e il possibile: la prossima settimana presenterò un esposto, già in buona parte scritto, al procuratore della Repubblica di Roma Pignatone, nel quale segnalo le violazioni di diritti umani a danno del nostro connazionale Roberto Berardi.

Come mai non si riesce a venirne a capo in alcun modo?
Roberto Berardi costituisce il capro espiatorio utile da agitare davanti alle inchieste che in almeno due paesi, Stati Uniti e Francia, sono condotte nei confronti del figlio del despota della Guinea Equatoriale (Teodorin Obiang Nguema Mangue, ex-socio e accusatore di Berardi, nda). Ci sono due azioni giudiziarie in corso, una in fase di indagine e l'altra quasi a dibattimento. In presenza di queste due azioni giudiziarie è molto utile poter dire “il colpevole non è il figlio del presidente ma questo signore, che a tutt'oggi ha una condanna nel nostro paese”. Mi sembra una tecnica efficace, alla quale non possono rinunciare perchè significherebbe appunto far risultare ancora maggiori le responsabilità del socio di Berardi, il figlio del Presidente Obiang. Questa è la mia lettura.

In base a questa lettura allora le numerose promesse di grazia da parte del Presidente sono una palese bugia…
Non so che dirle. So che la posizione delle autorità a me trasmessa con molta nettezza dall'ambasciatrice della Guinea Equatoriale in Italia è la seguente: la grazia è stata promessa e dunque sarà sicuramente concessa, ma questa riguarda la pena detentiva e non può riguardare l'altra parte della pena, che è il risarcimento pecuniario, che mi pare ammonti a 1,4 milioni di euro.

La diplomazia italiana invece che tipo di percorso sta intraprendendo?
Nessuno lo sa ma nel mondo ci sono 3300 italiani in prigioni straniere. Ovviamente non tutte le prigioni sono come quelle della Guinea Equatoriale, il che vuol dire che alcune saranno anche peggiori sia chiaro, e ovviamente molti dei nostri connazionali sono detenuti in penitenziari di Stati di diritto, con garanzie. 3300 persone: la nostra diplomazia fatica e, dunque, fa quello che può fare. Non mi sento oggi di dire che la Farnesina non faccia quanto in suo potere, anche perchè la diplomazia risponde a regole e leggi che io non sono in grado di valutare. Io opero in parallelo e vedo che anche quello che noi facciamo fuori dal linguaggio e dai comportamenti del Ministero degli Esteri si scontra contro un muro che sembra oggi impermeabile.

Essendo la famiglia Obiang molto devota, fanno ingenti donazioni alla diocesi africana, il Vaticano potrebbe essere una buona “carta” da giocare per la liberazione di Berardi?
Penso che potrebbe essere non buona ma ottima. Non va dimenticato che in un periodo di tempo inferiore a un anno il Presidente della Guinea Equatoriale ha incontrato Papa Francesco due volte, il che non è da tutti. Penso che sia un'ottima carta: anche qui, non sono in grado di giudicare ma mi sento di volermi rivolgere con la più accorata decisione alla Segreteria di Stato del Vaticano, chiedendo di intervenire attraverso il suo nunzio apostolico perchè Berardi sia liberato. Non giudico, sia chiaro: però a questo punto devo dire che, e chiedo scusa per quella che sembra una battuta ironica, non so più a che santo votarmi e dunque mi rivolgo a Sua Eminenza Parolin.

Teodoro Obiang Nguema Mbasogo in visita da Papa Francesco

(Effettivamente il 25 ottobre 2013 Obiang ha visitato ufficialmente il Vaticano incontrando Papa Francesco. Una visita che ha avuto come centrale il momento della ratifica di un accordo tra Santa Sede e Repubblica di Guinea sulle relazioni tra Chiesa e Stato. Un accordo che suggella le buone relazioni bilaterali, riconosce la personalità giuridica della Chiesa e delle sue istituzioni e guarda anche al matrimonio canonico, i luoghi di culto, le istituzioni educative, l'assistenza spirituale ai fedeli cattolici negli ospedali e nelle carceri. 19 articoli entrati in vigore proprio il 25 ottobre scorso. ndr)

Lei si occupa di diritti umani da una vita: quali sono le più gravi violazioni che sta riscontrando nel caso Berardi?
Ci sono tre nette ed inequivocabili violazioni dei diritti umani. La prima è il fatto che sia stato sottoposto a trattamento inumano e degradante, nel senso che ha indubitabilmente subito violenze e sevizie documentate, documentazione tanto più credibile perchè mai è stata smentita dalle autorità della Guinea. Seconda violazione: Berardi si trova da ormai 8 mesi in stato di isolamento. Negli stati democratici l'isolamento viene deciso con un provvedimento motivato e con una scadenza predeterminata: nel caso di Berardi non è stato possibile accertare nulla di tutto questo. Terza questione il suo stato di salute, che impone un ricovero in ospedale, cosa che non è avvenuta. L'ultimo ricovero, che ha visto una raccomandazione dei medici di una permanenza ospedaliera di venti giorni, si è risolto in una permanenza di 48 ore. Si tratta di un uomo con enfisema polmonare e polmonite.

Noi ci siamo posti questa domanda: come mai si fa tanta fatica a parlare sui media del caso di Roberto Berardi? Quale è la sua opinione?
Io penso un paio di cose in merito. Primo punto: contrariamente a quello che si crede l'Italia è un Paese con una fragilissima cultura garantista. Per capirci: un assunto fondamentale della cultura dei diritti umani è che il valore degli stessi prescinde da una dichiarazione di colpevolezza o di innocenza. Una simile affermazione, in Italia, è del tutto impopolare. Seconda questione: il carcere costituisce il grande rimosso della coscienza nazionale. Il carcere è il luogo del male, il luogo dove il male viene simbolicamente rappresentato e dove viene materialmente imprigionato. Siccome il male è una tentazione di tutti gli esseri umani, non è facile pensarlo quel luogo: è più facile rimuoverlo. Tutto qui.

(Tre settimane fa, ci spiega il senatore Manconi, l'Unione Africana si è riunita a Malabo, capitale della Guinea Equatoriale. Una riunione per certi versi storica, anche se passata sotto silenzio: Israele inviò una delegazione al fine di partecipare al summit di Malabo e per cominciare a tessere la tela diplomatica per il suo ingresso proprio nell'Unione Africana; tentativo finito nel nulla per la ferma opposizione di Mohamed Ould Abdel Aziz, Presidente mauritano e attuale Presidente dell'Unione. Per anni l'Unione è stata presieduta proprio da Teodoro Obiang, Presidente equatoguineano, e nella riunione di poche settimane fa si è anche deciso, con il favore di 52 membri su 53, di opporsi collettivamente alla possibilità che la Corte Penale Internazionale possa giudicare uno di loro per genocidio, strage e crimini contro l'umanità – una tutela non solo per le cariche più alte ma anche per “gli apparatI”- . Proprio a Malabo, proprio nel paese africano più critico in materia di tutela dei diritti umani. ndr)

Lisa Misol di Human Rights Watch in Africa faceva, poco tempo fa, un'affermazione ben precisa: nelle “paure” delle autorità equatoguineane per la liberazione di Berardi c'è anche quella di spionaggio: l'imprenditore pontino potrebbe rivelare rapporti inconfessabili tra aziende occidentali importanti ed il regime della Guinea Equatoriale…
Non lo escludo, ma sono una persona patologicamente, clinicamente sospettosa di questo sistema di sospetti. Non so se Berardi possa dire delle cose pericolose per delle aziende o per qualcuno. Non lo so. Faccio un ragionamento diverso: Berardi, condannato e rinunciatario all'Appello, è simbolicamente e concretamente un formidabile strumento sul quale riversare le responsabilità per le inchieste americane e francesi che dicevo prima. E' perfetto. Quasi come se avesse patteggiato, perchè in qualche modo ha patteggiato.

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