Welfare

Linarello: la scomunica è il primo passo di una rivoluzione culturale

Le parole del Papa hanno creato scompiglio. Prima la protesta degli affiliati nel carcere di Larino, che non partecipano più alla messa, poi lo scandalo della processione a Oppido Mamertina che si ferma davanti alla casa del boss locale. Sembra che poche e semplici parole abbiano fatto crollare il velo del silenzio. Ne abbiamo parlato con il presidente di Consorzio Goel, Vincenzo Linarello

di Lorenzo Alvaro

Il 21 giugno scorso è stato un giorno storico. Per la prima volta un Pontefice, in visita in Calabria, ha scomunicato la 'ndrangheta e chi ne è affiliato.  Il viaggio di Francesco è approdato prima a  Castrovillari, centro in provincia di Cosenza, dove ha visitato il carcere. Poi si è spostato a Cassano allo Jonio per una visita agli ammalati dell’Hospice San Giuseppe Moscati.

Il quell'occasione il Pontefice ha detto: «La ’ndrangheta è questo, adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no! Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati».

Parole che qualcuno aveva bollato come inutili e poco incisive. I fatti però raccontano un'altra storia. Pochi giorni dopo i detenuti 'ndranghetisti del carcere di Larino, in provincia di Campobasso, si sono ribellati e hanno fatto sapere al prete di non voler più partecipare alla messa. Nelle stesse ore a Oppido Mamertina (in copertina un'immagine della statua portata in processione), in provincia di Reggio Calabria, la tradizionale processione della Madonna delle Grazie, con un corteo aperto da sacerdoti e amministratori locali, per mezzo minuto si è fermato sotto la finestra dell’abitazione di Peppe Mazzagatti, l’anziano capobastone della cosca che porta il suo cognome agli arresti domiciliari per motivi di salute. Il video del fatto ha fatto il giro del Paese sollevando molto clamore. Per capire quanto siano state importanti le parole del Pontefice abbiamo parlato con Vincenzo Linarello, presidente del Gruppo Cooperativo Goel
 

Vincenzo Linarello, presidente Goel

Quello che sta succedendo in Calabria è una sorta di risposta della 'ndrangheta alle parole del Papa?
No, non credo sia una risposta. Sicuramente è, come diceva Mons. Bregantini, la dimostrazione che certe prese di posizioni, pastorali e culturali, hanno un peso. Mi avrebbe preoccupato non ci fosse stata nessuna reazione. Il fatto che quei detenuti si siano accorti che quelle parole erano serie è un segno molto positivo.

Di sicuro c'è che quel discorso ha reso evidente che quella contro la mafia è, come diceva a Vita.it Luciano Squillaci, una battaglia principalmente culturale…
Ma certo. Noi come Goel abbiamo salutato con entisuamo le parole del Papa proprio per questo. La grande novità è aver fugato ogni tipo di equivoco. Spesso anche negli ambienti ecclesiastici c'è stata un po' di confusione a causa di una paradossale misericordia cristiana. Bisogna distinguere i piani. L'affermazione della verità deve essere inequivocabile. Non possiamo non urlare che la 'ndrangheta non ha nulla a che vedere con la fede, il vangelo e la Chiesa Cattolica. L'aspetto della miserciordia va speso sul piano della costruzione di percorsi alternativi. Dobbiamo dire che quella strada è una strada di morte. Senza deroghe. La misericordia passa dal provare ad aiutare le persone a cambiare strada costruendo alternative concerete.

Possiamo considerare il doscorso di Francesco come il primo passo di questo cambiamento culturale?
Si è un primo passo importante. Ora tocca ai vescovi però che devono avere la forza di portare avanti questo discorso a livello locale. Partendo dall'allontanamento di alcuni sacerdoti tentati dall'avvicinamento di certi ambienti e con il sanzionamento di ogni atteggiamento non chiaro. La Chiesa locale deve dimostrare di avere chiara la verità e testimoniarla senza paura.  

C'è però chi, come Pippo Callipo ha spiegato a Vita.it, ritiene sia molto tardi per recuperare il tempo perso…
Probabilemnte siamo un po' in ritardo, è vero. Se è vero che gli scossoni allo Stato sono stati dati perchè l'opinione pubblica ha preteso grande chiarezza e mobilitazione. E lo stesso vale per la società civile e il mondo della scuola. È altrettanto vero che, tranne alcune esperienze di grande coraggio, ancora una presa di posizione ufficiale chiara e forte, con le dovute conseguenze, da parte della Chiesa non c'era stata. Ne avevamo bisogno. Non credo sia troppo tardi. Anzi., Credo invece che sia molto importante che un tassello fodnamentale del puzzle del cambiamento è stato messo al suo posto

Il fatto di Oppido Mamertina, una processione religiosa che si ferma a rendere omaggio a un boss mafioso, ha destato molto scalpore. Si tratta di un fatto inedito o una consuetudine?
Non è generalizzabile. Succede a volte, in alcuni contesti. In alcuni posti è una cosa abituale, in altri non succede mai. Adesso bisogna lavorare perchè non succeda più in nessun territorio.


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