Comitato editoriale

Salute, se il Parlamento si dimentica il non profit

Riflessione della presidente dell'onp bolognese dopo la lettura dell'Indagine conoscitiva sul sistema sanitario in Italia, in cui non si accenna al non profit: «Ancora una volta, abbiamo fallito nella nostra advocacy, proprio nel momento in cui si parla di riforma»

di Redazione

Le commissioni riunite V (Bilancio, tesoro e programmazione) e XII (Affari sociali) il 4 giugno 2014 hanno approvato un documento conclusivo dal titolo: “Indagine conoscitiva: la sfida della tutela della salute tra nuove esigenze del sistema sanitario e obiettivi di finanza pubblica”. È un documento di 53 pagine in cui, neppure una volta, neppure con sinonimi o allusioni, sono citati il non profit, il Terzo Settore o il Volontariato.

Si parla di spending review, piani di rientro, ticket, tagli di posti-letto, assistenza territoriale, prospettive per la Sanità Pubblica del futuro, su cosa non si deve tagliare, cosa ottimizzare per mantenere la stessa qualità dei servizi, innovazione tecnologica, ma in tutta questa programmazione, prospettive, idee, il non profit non è considerato non dico un partner, ma neppure una risorsa. La stessa Costituzione italiana prevede il principio di sussidiarietà, che in questo caso è stato dunque del tutto disatteso.

Credo che valga la pena leggere attentamente questo documento per capire come, ancora una volta, abbiamo fallito nella nostra advocacy. La nostra grande parcellizzazione, l’incapacità di avere una rappresentanza ha creato un grande sistema fantasma che non è accreditato nel mondo sanitario pubblico. Nessuno dei diversi soggetti auditi, le varie società e sindacati sanitari, ha ritenuto di far presente quanto il loro lavoro e i risultati che, nonostante i tagli in servizi, personale e farmaci, riescono ad ottenere, siano anche merito di Organizzazioni non profit.

Solo la Fondazione ANT, per fare un esempio, assiste da sola tra l’8 e il 10% dei Sofferenti di tumore in fase avanzata e avanzatissima a domicilio nel servizio di ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) della Sanità Pubblica. “A spanne”, perché non ci è dato di confrontarci, con ANT lo Stato risparmia più di 15 milioni di euro. Per offrire questo servizio attraverso il lavoro dei propri medici, infermieri e psicologi – professionisti, non volontari – ANT conta per meno del 20% su fondi pubblici e per più dell’80% dalle proprie attività di raccolta fondi con privati e aziende.

Ma così non si può andare avanti: qualità, quantità, efficienza non possono più essere garantite “a dispetto dei santi”.  In un momento nel quale la riforma del Terzo Settore è all’ordine del giorno, i risultati di questo documento conclusivo delle commissioni riunite V e XII sono quanto meno sorprendenti. Invito tutte le Organizzazioni non profit a leggere questo documento e ad inviarmi in proposito un loro commento.


Raffaella Pannuti (Presidente fondazione ANT)