Welfare

Istat-Cnel: sempre meno lavoro per giovani e padri di famiglia

Nel 2013 continua a calare l'occupazione con solo il 59,8% di occupati a fronte di un tasso medio pari al 68,5% nei Paesi Ue. «Le condizioni dei lavoratori sono in preoccupante peggioramento»

di Redazione

Nel 2013 continua a calare l'occupazione con solo il 59,8% di occupati a fronte di un tasso medio pari al 68,5% nei Paesi Ue. Lo rileva il rapporto Bes 2014 Istat-Cnel (in allegato in versione integrale) che segnala «un preoccupante peggioramento della condizione dei lavoratori».

L'instabilità dell'occupazione rimane diffusa: aumentano i lavoratori a termine di lungo periodo e cala la propensione alla stabilizzazione dei contratti temporanei. In aumento i lavoratori con titolo superiore a quello richiesto dall'attività svolta (22,1% nel 2013). Aumenta la povertà assoluta con un aumento di ben 2,3 punti percentuali nel 2012. La povertà coinvolge le famiglie più ampie con più di tre figli soprattutto se minori.

La quota di persone che vivono in famiglie assolutamente povere passa dal 5,7% all'8% e aumenta in tutte le ripartizioni territoriali, dal 4% al 6,4% nel Nord, dal 4,1% al 5,7% nel Centro, dall'8,8% all'11,3% nel Mezzogiorno. Migliora invece nel 2013 l'indicatore di grave deprivazione, che scende a 12,5% dopo aver toccato il 14,5% nel 2012. È diminuita la quota di persone in famiglie che dichiarano di non poter sostenere spese impreviste, di non potersi permettere un pasto proteico adeguato ogni due giorni o di riscaldare adeguatamente l'abitazione. Giovani sempre meno soddisfatti della propria vita e delle prospettive future. 

Cala anche la soddisfazione dei laureati (da 43,4% del 2012 a 41,7% del 2013) e dei residenti del Nord (da 40,6% a 39,5% dopo aver perso più di 8 punti nel 2012) che tuttavia resta sopra la media nazionale (35%). Al Nord in calo anche quanti guardano al futuro con ottimismo (dal 27,1% del 2012 al 25,6% del 2013).

La ricchezza netta complessiva degli Italiani cala del 2,9% nel 2012 anche se continua a restare tra le più alte d'Europa ma solo grazie all'elevata diffusione della proprietà dell'abitazione di residenza e dal contestuale elevato costo degli immobili e non per i redditi percepiti. Si tratta quindi di una ricchezza ferma, conservativa, che non incide sul cosiddetto «reddito reale disponibile» che è quello che influenza i consumi. Infatti fra i più ricchi d'Europa gli Italiani continuano a veder calare la spesa per i consumi. Nel 2013 aumenta anche la propensione al risparmio (+12,8%) e sembra leggermente diminuito (intorno al 5%) il ricorso all'indebitamento. «Le famiglie – osserva il rapporto Istat-Cnel sul Bes – hanno dunque contratto i propri consumi per poter risparmiare e indebitarsi meno».


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