Welfare

San Patrignano in numeri

Durante i lavori della seconda giornata del Forum organizzato dalla comunità tutti i numeri, sociali ed economici, che raccontano quella che è a tutti gli effetti una grande impresa sociale

di Redazione

Il 74% dei ragazzi che concludono il percorso terapeutico in comunità non hanno ricadute (a fronte di una media mondiale del 18%). 35 anni di condanne penali convertite in percorsi terapeutici. E 35 sono anche le associazioni territoriale (alcune all’estero, Londra e Spalato) per esempio che “portano” i ragazzi in comunità.

Circa 1400 ragazzi ospiti con un turnover annuale di circa 400 giovani. In tutto dalla sua fondazione ad oggi sono stati 25mila i giovani passati da Sanpa. Dove ancora oggi il 90% del personale (dai manager agli educatori) ha avuto un passato da tossicodipendente. «E questo dal nostro punto di vista ha un valore inestimabile», sottolinea il responsabile dei percorsi terapeutici Antonio Boschini. E ancora: 1012 giovani che hanno concluso un percorso scolastico interno. Sono questi alcuni dei sorprendenti numeri emersi questa mattina nel corso dei lavori della seconda giornata del Forum dell’economia positiva in corso all’interno della comunità fondata da Vincenzo Muccioli.

Numeri a cui bisogna affiancare quelli economici, perché come ha sottolineato il docente della Bocconi Filippo Giordano, «San Patrignano ha tutti i crismi della moderna impresa sociale, anche se, ad oggi, in Italia non esiste ancora un veicolo giuridico adeguato per chi sta sul mercato, ma in ragione delle sue finalità sociali, per esempio,  è anche destinatario di donazioni». La comunità quindi è anche un soggetto economico importate e pesante con un fatturato di oltre 14 milioni di euro. I settori più rilevanti sono quello della produzione di vino (circa 3 milioni di fatturato) e quello della tipografia e della grafica (fatturato intorno a 2 milioni, ma con un utile di circa 500mila euro l’anno). In totale però sono circa una cinquantina le attività produttive della comunità, trenta delle quali rivolte all’esterno.

«Il nostro è un approccio educativo, ai nostri ragazzi cerchiamo di insegnare la responsabilità e il processo di acquisizione di competenze professionali è una parte decisiva della nostra offerta», conclude Boschini, che poi sull’annosa questione della distinzione fra droghe leggere e droghe pesanti prova a chiarire la posizione di SanPa: «A noi quella distinzione non interessa, perché pensiamo che il consumo sia il sintomo e non la causa e noi vogliamo lavorare sulle cause che portano a all’uso di qualsiasi sostanza. Il nostro obiettivo è mettere i ragazzi nelle condizione di non cercare più le droghe, qualsiasi esse siano».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA