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Valore alla solidarietà: 1 euro donato a Osf ne vale 2,53 in aiuti

Alla presentazione del bilancio sociale 2013 di Opera San Francesco il direttore di Caritas Ambrosiana ha ricordato come la prima povertà degli italiani sia di tipo reddituale. «Il problema non è il cibo, ma il redditto, il lavoro».

di Antonietta Nembri

«Una provocazione». Proprio così padre Maurizio Annoni, presidente di Opera San Francesco per i poveri ha definito il bilancio sociale dell’associazione, presentato ieri all’Università Cattolica di Milano nel corso di un incontro al quale hanno partecipato il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo, Andrea Gazziero, dell’associazione Cena dell’Amicizia e Marco Grumo, docente di Economia aziendale alla Cattolica e responsabile della Divisione non profit di Altis (Alta scuola impresa e società che ha curato la redazione del Bilancio sociale).
Questa quinta edizione porta con sé una «dolorosa conferma dei dati» ha sottolineato padre Maurizio Annoni, «sempre più poveri bussano alla nostra porta».
E i dati sono di quelli che fanno pensare: 27.208 ospiti accolti con un incremento del 61% degli italiani dal 2008 (anno di inizio della crisi). E il segno più accompagna moltissimi dati: dal numero dei pasti serviti dalla mensa (+3,7%) che hanno raggiunto la cifra di 858.220 al numero di capi di abbigliamento distribuiti (+7,8%) o alle prestazioni del poliambulatorio che sono aumentate del 7%. Il dato che ha più colpito nel bilancio sociale 2013 è ovviamente quello degli italiani che tra il 2012 e il 2013 sono cresciuti in totale del 15% raggiungendo la cifra di 3.143 portando i nostri connazionale a essere la seconda etnia a ricorrere ai servizi di Osf subito dietro i rumeni.
Ma se cresce il bisogno, in Osf aumentano i volontari: sono 735, nel 2012 erano 720 e il 96% di loro operano direttamente nei servizi.

Nell’analizzare i dati del bilancio sociale, il professor Grumo ha definito Opera San Francesco un’organizzazione virtuosa che ogni anno eroga oltre un milione di prestazioni. Due le sottolineature, la prima riguarda il contributo pubblico «praticamente assente» ha detto Grumo parlando dei circa 4mila euro provenienti da enti pubblici in un bilancio che vede oltre 6 milioni di risorse finanziarie che arrivano per la stragrande maggioranza dalle donazioni private (compreso il 5 per mille). «Anche quest’anno registriamo un incremento del valore creato» ha sottolineato il professor Grumo parlando di quanto viene restituito in termini di servizi che è calcolato in 14,5 milioni di euro e che mantiene stabile il moltiplicatore della solidarietà cioè per ogni euro ricevuto Osf restituisce servizi ai poveri per un valore di 2,53 euro: il rendimento medio delle donazioni è del 253%.

«Non posso che confermare la lettura di Osf» ha detto in modo disarmato don Davanzo che al numero esorbitante dei pasti distribuiti dalla mensa di viale Concordia ha invito a sommare non solo quelli delle altre mense cittadine, ma anche «le tonnellate di derrate alimentari  offerte alle famiglie in difficoltà dalle tante strutture caritative» tutti dati che però per il direttore della Caritas Ambrosiana non devono trarre in inganno: «la prima povertà degli italiani è di tipo reddituale. Gli italiani vanno alle mense o bussano alle porte dei centri di ascolto delle parrocchie per risparmiare almeno su ciò che può essere oggetto di un aiuto più immediato, più facile: il cibo, il nutrimento. Ma il problema è il reddito, il problema è il lavoro». Per don Davanzo occorrono misure a livello nazionale come «il reddito minimo».
Anche Gazziero di Cena dell’Amicizia ha sottolineato la necessità di politiche sociali che non si limitino all’emergenza, «servono interventi strutturali» ha detto citando i dati provenienti da Fiopsd e dalla federazione europea degli enti che si occupano di homeless. E la sottolineatura di Gazziero è riferita ai fondi strutturali europei «l’Italia non ha utilizzato un centesimo». In pratica: da un lato il nostro paese è uno dei pochissimi nell’Ue a non prevedere un reddito minimo e allo stesso tempo è il primo a non saper usare i fondi che l’Unione mette a disposizione a fronte di dati che parlano di 125 milioni di europei a rischio povertà.

Al termine dell’incontro sia don Davanzo sia padre Maurizio hanno sottolineato la necessità di mettere a sistema la galassia delle tante realtà che aiutano gli ultimi. «Manca una regia unitaria e questo potrebbe esser il ruolo dell’ente pubblico: specializzarsi nel far lavorare insieme» ha detto don Davanzo ricordando il rischio di quella che ha definito la «sindrome del giro delle sette chiese»