Welfare
Carcere, il Consiglio d’Europa “perdona” l’Italia
"Significativi miglioramenti": così la condanna della sentenza Torreggiani viene congelata fino a giugno 2015, quando si vedrà nel concreto l'efficacia del passo in avanti delle condizioni negli istituti di pena italiani. Ecco i commenti a caldo del vicecapo del Dap e della presidente dei volontari del Cnvg
Tanto tuonò che… arrivò il sole. Per una volta il detto viene sovvertito completamente, ma soprattutto, cosa che non si vedeva da decenni, un tribunale europeo elogia l'operato dell'amministrazione penitenziaria italiana. Proprio così: il Consiglio d'Europa ha promosso l'impegno del nostro paese nel modificare le cause che nel gennaio 2013 avevano portato la Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo, tramite la sentenza Torreggiani, a condannare il governo italiano per le "condizioni inumane e degradanti" di sette detenuti in carcere, soprattutto in termini di spazio limitato in cella a causa del sovraffollamento. E rimandato a giugno 2015 una decisione definitiva sull'esecuzione della sentenza, per valutare la concretezza delle misure messe in atto dall'Italia.
Un anno e mezzo dopo, con una decisione che ha tenuto con il fiato sospeso l'intero mondo carcerario ma non solo (le ripercussioni della conferma della condanna, con migliaia di detenuti che avreebbero potuto legittimamente fare causa come i primi sette del caso Torreggiani, sarebbero state enormi per le casse dello Stato), l'organo di competenza europea salva quindi il nostro paese proprio in virtù dei passi avanti compiuti. "Avere allargato di alcuni centimetri lo spazio vitale nelle celle fino ad almeno tre metri quadri, aumentato le ore d'aria e altri piccoli ma significativi gesti: questo ha permesso di passare l'esame del Consiglio, perchè ha riconosciuto uno sforzo complessivo di tutto il sistema detentivo", commenta a caldo Luigi Pagano, videdirettore del Dap, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. "E' stato un lavoro corale, parola spesso inadatta nel nostro mondo ma in questo caso corretta, perchè tutti, operatori e detenuti compresi, sono riuscite ad avere la pazienza di superare il momento difficile verso l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita inframuraria". Pagano da 35 anni nel Dap e memore di "eventi epocali per le carceri italiane come la legge Gozzini del 1986", reputa la decisione europea "un provvedimento positivo che fa ritrovare noi stessi dopo tanti anni, ma che ora ci serve per prendere lo slancio per le riforme da mettere in atto (per approfondimenti si vedano gli articoli a lato)".
Il comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, che ha preso la decisione, nell'apprezzare le novità strutturali "prende inoltre nota che l'Italia ha introdotto, entro i limiti di tempo imposti dalla sentenza Torreggiani, un rimedio preventivo", ovvero un probabile risarcimento per i detenuti già usciti vittime del sovraffollamento e una riduzione di pena per quelli ancora dietro le sbarre. "E' chiaro che questi risarcimenti dimostrano che violare i diritti costa di più che farli rispettare", osserva Elisabetta Lagana, presidente della Conferenza nazionale degli enti di volontariato e giustizia, Cnvg, che si riunisce nell'assemblea nazionale proprio il 6 e 7 giugno a Roma anche con membri del Dap e del governo, dai quali potranno essere messi a conoscenza delle nuove linee d'indirizzo. "Detto questo, siamo sollevati dalla decisione del Consiglio d'Europa, considerando però che il problema della metratura degli spazi vitali è solo un aspetto, ora bisogna puntare a migliorare almeno altri due temi fondamentali come l'accesso al lavoro e alle cure mediche. E parliamo di un paese che oggi ha il 17 per cento dei 55mila detenuti ancora in attesa del primo processo, e il 40 per cento in custodia cautelare (ben oltre la media europea del 25 per cento)".
Liete novità, quindi, ma ancora tanta strada da fare: "Nell'ultimo anno sono indubbiamente successe tante cose, tra cui la cancellazione della Fini-Giovanardi, un allentamento dell'accanimento legislativo con decreti meno punitivi e più riabilitativi, e si ricomincia a parlare di indulto", continua Laganà. Ultima novità, la decisione del ministro della Giustizia Andrea Orlando di rimuovere il capo del Dap Giovanni Tamburino e dare vita a un "nuovo corso" in cui anche il volontariato penitenziario potrà avere un ruolo centrale. Se Pagano preferisce attendere gli sviluppi di questa mossa ministeriale, Laganà osserva: "c'è un movimento in atto che si spera vada verso sviluppi positivi, di certo al volontariato non si devono delegare servizi fondamentali che competono all'amministrazione, perchè la buona volontà non basta in un mondo complesso come quello del carcere. Comunque siamo a un importante giro di boa, ora bisogna puntare ad arrivare più lontano possibile".
Anche Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, commenta la mossa del Consiglio d'Europa: "è una decisione che riconosce gli sforzi fatti e apprezza le misure adottate ma non allontana lo sguardo dal sistema penitenziario italiano. Non bisogna tornare indietro. Anzi. Va ulteriormente ridotto il tasso di affollamento, umanizzata la vita nelle carceri, preservata la salute, proibita la tortura. Con le nostre osservazioni e denunce ci sentiamo corresponsabili del processo riformatore che sarebbe un errore tragico interrompere. Si lascino perdere i predicatori del punitivismo altrimenti si torneranno a fare passi indietro sui diritti umani".
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