Cultura

Firma digitale, unica novità nel salone del déja vu

Un bilancio dello Smau. Start-up addio, resta solo l’e-government

di Riccardo Bagnato

Troppo facile alludere alla caduta del Nasdaq (l?indice borsistico che ha fatto sognare fino all?anno scorso chi investiva nella new economy), alla guerra in atto che coinvolge oggi il più importante paese produttore e fruitore di tecnologie digitali, a un generico rallentamento nella crescita ai consumi o all?utilizzo di Internet e affini. Facile, ma necessario per inquadrare lo Smau di quest?anno, leggermente sotto tono. Leggermente, perché a guardarci bene mancano molti addobbi, pin-up e merchandising vario. A differenza delle edizioni precedenti è sembrato più difficile individuare le tendenze del mercato e in questa incertezza si può forse inscrivere una certa sobrietà e prudenza che ha eliminato molto del superfluo (ma non tutto, altrimenti cosa sarebbe lo Smau?). Per modo di dire superfluo, però. Perché a farne le spese è stato, ad esempio, il percorso disabilità, presente l?anno scorso, più come operazione di marketing che altro, d?accordo, ma che quest?anno è stato cancellato. In conseguenza a questo apparente alleggerimento, però, alcuni padiglioni da sempre presenti sono sembrati più interessanti rispetto agli anni scorsi. Ad esempio quello della pubblica amministrazione. Presenti il ministero degli Interni, degli Affari esteri, l?Autorità informatica per la pubblica amministrazione-Aipa, molti Comuni e Regioni. Fra i progetti più significativi: la firma digitale (www.aipa.it/attivita[2/standard[5/firmadigitale[2/) e la nuova carta di identità elettronica (www.anci.it/cie/). Quest?ultima, costituita da un supporto in policarbonato nel quale sono inseriti una banda ottica e un microprocessore, è destinata a svolgere sia la funzione di documento di identità che quella di carta servizi. Dal punto di vista tecnico, la firma digitale è invece un sistema di crittografia a due chiavi asimmetriche (una privata, l?altra pubblica) applicata su un file documento, come una mail, un atto, un messaggio o, in generale qualunque file di dati (testo, immagini, musica, ecc.). La sicurezza del sistema sta nel fatto che, avendo bisogno di entrambe le chiavi (una sequela di numeri e lettere) per verificare l?autenticità della firma, è estremamente difficile poter contraffare documenti, e viceversa. A quel punto è possibile considerarli validi a tutti gli effetti per qualsiasi utilizzo. Ma, ritornando per un attimo nel grande padiglione dove i mostri sacri delle telecomunicazioni si sono sfidati a forza di vallette, spettacolini e volumi improbabili (fisici e sonori), fra l?accoppiata HP-Compaq, che sovrasta la sobrietà un po? captive di Ibm, ci si aspettava, specie da questi ultimi, maggiore convinzione nei confronti del mondo open source. E invece un cartello dice ?Ibm server Linux?, e basta. Così, mentre i colossi si annusano e aspettano di vedere, con le mani rigorosamente in tasca e le tasche piene, in giro per il mondo continuano le conferenze e gli incontri del mondo legato al free software, di cui allo Smau non si è parlato affatto. E continua anche la guerra, di cui al salone si possono intravedere solo allusioni in qualche avanguardistica tuta antisommossa o radio digitale negli stand di Polizia e Carabinieri. Si diffonde allora una generale sensazione che questo Smau sia stato bypassato dalla realtà; che il gadget voluminoso della Milano degli start-up miliardari sia rimasto un po? indietro e, privato del suo contesto naturale, non voglia o possa offrire granché.


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