Famiglia

Finanziaria: ma dov’è finita la politica per la famiglia?

Dal punto di vista della famiglia, della solidarietà e della giustizia sociale, la Finanziaria 2002 desta molte preoccupazioni

di Livia Turco

Letta dal punto di vista della famiglia, della solidarietà e della giustizia sociale, la manovra di bilancio 2002 desta molte preoccupazioni. Pensioni minime a un milione e aumento delle detrazioni fiscali per figli a carico sono in realtà meno consistenti di quanto sbandierato e costituiscono uno specchietto delle allodole per nascondere scelte pesanti per quanto riguarda la riduzione dei trasferimenti monetari agli enti locali che incidono sul livello dei servizi, tagli alla scuola e alla sanità. Ciò che mi chiedo dopo aver letto la legge finanziaria 2002 è dove sia andata a finire la tanto promessa politica per la famiglia. È un punto, questo, molto serio. Sia per il rilievo e l?importanza del tema, sia perché il governo attuale aveva fatto molte promesse, ma soprattutto aveva pesantemente attaccato la politica per la famiglia dell?Ulivo definendola assistenzialistica. Ora, nella Finanziaria 2002, l?unico provvedimento per la famiglia è proprio una misura di assistenza per le famiglie a basso reddito con figli a carico. Perché l?aumento delle detrazioni fiscali deve riguardare solo le famiglie a basso reddito? Il costo dei figli è un problema rilevante anche per le famiglie con reddito medio e con redditi alti. È una questione culturale: affermare il valore dei figli, della maternità e della paternità, della famiglia in quanto tale. Tanto più contraddittoria è la misura del governo se si considera che la detrazione per i figli è in gran parte finanziata cancellando la riduzione dell?aliquota Irpef, prevista dalla Finanziaria 2001 che aveva ridotto le tasse alle famiglie, sottraendo così a esse oltre 2.700 miliardi di lire di sgravi fiscali. La politica per la famiglia non può essere affidata solo allo strumento fiscale. Deve riguardare il sostegno maternità e paternità; l?acquisto e l?affitto della casa per i giovani; gli aiuti per gli anziani non autosufficienti e gli interventi per i disabili. Di ciò non c?è traccia nella Finanziaria, solo la conferma dei 3.200 miliardi del Fondo nazionale per le politiche sociali così come prevede (e obbliga) la legge 328/00. Ma anche a proposito dell?applicazione della legge quadro tutto tace e langue. Il ministro Maroni aveva indicato tra le priorità la sua piena applicazione. Questo avrebbe significato mettere in campo atti precisi: procedere al riordino degli emolumenti per le persone invalide; mettere a punto un programma di interventi per le professioni sociali; attivare la Carta dei servizi sociali; portare in Parlamento la relazione sulla sperimentazione del reddito minimo di inserimento e dire se si intende mettere a regime questa misura; promuovere un programma per le persone anziane non autosufficienti; attivare la commissione sull?informatizzazione e la commissione contro l?esclusione sociale; promuovere l?atto di indirizzo e coordinamento per il riordino delle Ipab a livello regionale. Di questi atti non abbiamo notizie.


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