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Misericordie Toscana, burocrazia e rimborsi insostenibili ci uccidono

Il presidente della Federazione regionale delle Misericordie della Toscana lancia il grido d'allarme nel suo intervento all'assemblea nazionale che si è tenuta a Firenze.

di Redazione

La burocrazia, per non parlare di rimborsi regionali insostenibili rischiano di seppellire le Misericordie toscane. A lanciare il grido d’allarme il presidente della Federazione regionale delle Misericordie della Toscana, Alberto Corsinovi che, nel suo intervento all’assemblea nazionale, che si è tenuta a Firenza ha detto: «Oggi festeggiamo il 770° compleanno della Misericordia di Firenze, ma presto rischiamo di celebrare i funerali di molte Misericordie in Toscana».

Corsinovi ha spiegato: «Ci sono tante Misericordie sul nostro territorio che non ce la fanno a causa di una burocrazia asfissiante che obbliga tanti dei nostri volontari a inventarsi commercialisti, avvocati, esperti di sicurezza, piuttosto che fare quello che vorrebbero, cioè aiutare il prossimo. E questo a fronte di rimborsi da parte della Regione ormai divenuti insostenibili e inaccettabili».

Il presidente delle Misericordie Toscane ha ricordato come ogni punto di emergenza sanitaria territoriale della rete del 118 che in Toscana sono circa 140 e tutti gestiti dal volontariato riceva «88mila euro all’anno di rimborsi. Il Lazio, per lo stesso servizio riconosce al volontariato 288 mila euro, il Piemonte 325 mila, la Lombardia 390 mila. E se quella stessa postazione, con 18 operatori come viene chiesto a noi, il pubblico dovesse gestirla in proprio, con personale dipendente, spenderebbe 468mila euro. A cui andrebbero aggiunti i costi per il materiale: ambulanze, attrezzature, carburanti, ecc. Gli 88mila euro che ci vengono riconosciuti oggi sono gli stessi del 1999, con il semplice adeguamento Istat, a dispetto dei tanti adempimenti e oneri che si sono aggiunti da allora», fa fatto osservare Corsinovi che ha poi concluso: «Al punto in cui siamo le sempre maggiori difficoltà di ordine burocratico, accompagnate da simili rimborsi per le tante attività svolte, non consentono più la prosecuzione del nostro impegno».