L'ultima ha chiuso mercoledì scorso: era la Benjamin Banneker Elementary, la quinta delle ultime cinque scuole pubbliche di New Orleans che oggi non esistono più. E così la città della Louisiana, nota anche per essere stata devastata dall'uragano Katrina,
è la prima degli Stati Uniti (e forse del mondo occidentale) a non avere più istituti scolastici pubblici sul proprio territorio, ma solo charter school. Ne dà notizia il Washington Post.
Le prime “charter” (scuole fondate e dirette da privati, profit o non profit, che ricevono anche fondi pubblici) nacquero in Minnesota vent'anni fa come “laboratorio sperimentale” alternativo alla classica dicotomia tra sistema pubblico e privato. Oggi negli Usa sono presenti in 42 stati su 50 e hanno conosciuto un crescente successo, soprattutto nelle grandi città: a Washington, per esempio, il 44% degli studenti le frequenta.
A New Orleans la rivoluzione charter è stata accelerata proprio dal ciclone, all'indomani del quale tutte le scuole finirono sotto il controllo del Recovery School District, l'ufficio pubblico che da allora ha incoraggiato in ogni modo l'iniziativa privata nel settore dell'educazione, anche per favorire il pronto ritorno degli studenti sui banchi.
Da allora la “riforma bianca” è proseguita, e i risultati sembrano aver premiato le charter school: prima del cataclisma, la percentuale di completamento delle high school da parte degli studenti era al 54%, nel 2013 è stata del 77%; inoltre, il 57% degli studenti ha ottenuto la sufficienza in matematica e lettura, nelle prove statali, contro il 23% del 2007.
Certo non mancano le critiche, rivolte soprattutto alla presunta ingerenza di aziende e filantropi “interessati” nella gestione degli istituti, tanto che secondo un sondaggio il 41% dei cittadini della città si è detto contrario allo smantellamento del sistema pubblico. Ma quello delle charter school sembra un uragano ancora più forte di Katrina, e ha tutta l'intenzione di investire non solo New Orleans, ma anche il resto degli Stati Uniti.
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