Politica
Renzi e il servizio civile universale: da dove nasce la proposta
La ricostruzione, a cura di esseciblog.it, dell'iter che ha portato alla bozza di legge delega sul Terzo Settore italiano
di Redazione
Tre interviste su Vita.it all'on. Maria Elena Boschi, Ministro per le Riforme Costituzionali, all'on. Francesca Bonomo (PD) e all'on Edo Patriarca (PD) raccontano i passaggi recenti che hanno portato alla presentazione delle “Linee guida per una Riforma del Terzo Settore” ed in particolare alla parte sul servizio civile “universale”, che in realtà viene da lontano. Ecco di seguito la sua storia per come l'abbiamo ricostruita.
Matteo Renzi lancia esplicitamente per la prima volta la proposta ancora da Sindaco di Firenze in occasione delle “100 idee per l’Italia” uscite dal suo “Big Bang” dell’ottobre 2011, appoggiando la campagna stampa del magazine “Vita” per un servizio civile – appunto – “universale”, in sostituzione di quello attuale.
Più di recente Renzi ha ripreso questa ipotesi, declinandola in chiave europea, nel suo ultimo libro “Oltre la rottamazione” (Mondadori, 2013), e da Segretario del PD il 21 dicembre scorso durante la trasmissione di Rai Tre “Che tempo che fa”, dichiarando: «Vorrei introdurre un servizio civile obbligatorio. Diritti civili a chi può dedicare del tempo alla comunità».
Il 17 gennaio di quest’anno durante “Le invasioni barbariche”, alla domanda della conduttrice Daria Bignardi precisa la sua proposta: «Io dico servizio civile "universale”, con cui far dedicare non un anno di tempo ma tre mesi, a delle ragazze e dei ragazzi quando hanno 18 anni per scoprire la bellezza del volontariato, dell'associazionismo…». Per Renzi, in quel momento non ancora Presidente del Consiglio, l’esperienza dovrebbe essere compresa all'interno di una riforma anche della scuola, riducendone la durata di un anno.
Il 25 febbraio nelle sue repliche durante la discussione della fiducia al suo Governo alla Camera dei Deputati, Renzi lo cita ancora: «Io penso che il servizio civile universale sia un valore educativo importante in una realtà in cui l'educazione civica ha lasciato spesso spazio alla maleducazione civica, in questi anni, in modo devastante, non soltanto all'interno delle istituzioni».
Obbligatorio o universale?
Più volte nel dibattito scaturito dalle parole di Renzi si sono alternati in questi mesi i termini “obbligatorio” ed “universale”, spesso declinati in chiave europea, come se fossero sinonimi. Si tratta ovviamente di due modalità alternative e molto diverse fra loro, con implicazioni pratiche non indifferenti. La prima opzione, che reintrodurrebbe dopo la sospensione della leva militare nel 2005 appunto un obbligo per tutti i giovani dai 18 ai 28 anni, ha non pochi sostenitori come ad esempio il giornalista Michele Serra, il Presidente dei Vescovi italiani card. Angelo Bagnasco e il deputato PD Ermete Realacci, che ha presentato il 4 febbraio scorso una proposta di legge proprio per l’”Istituzione del servizio civile obbligatorio per le giovani e i giovani e delega al Governo per la sua disciplina” (C.2042). Una tale modalità di impegno tuttavia, oltre che non piacere a molti e a riproporre questioni di compatibilità con la Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, avrebbe applicazioni pratiche oggi difficilmente superabili, a partire da un costo stimato che supererebbe il miliardo di euro all’anno. Così il 12 aprile scorso è lo stesso Renzi ad ammettere a Lucca in occasione del Festival del Volontariato: «L'ho vagheggiato molte volte, c'è nella mia testa. Sono convinto del servizio civile obbligatorio, ma non ci sono le condizioni» . «Ci dobbiamo accontentare del servizio civile universale, che comunque è un passo importante», aggiungeva poi spostando l’accento quindi su un servizio civile su base volontaria ma allargato a più giovani possibili.
Cos’è il Servizio civile universale
Quest’ultima proposta di Renzi, aperta al contributo di tutti, riprende nello specifico quella presentata lo scorso 21 marzo dall'on. Davide Faraone, Responsabile welfare e scuola del PD, e dall'on. Francesca Bonomo. In quella data infatti, in occasione di un “Forum del Partito Democratico su politiche giovanili e servizio civile” , è stata lanciata l’idea dell'istituzione di un “servizio civile universale” (SCU), destinato a giovani italiani e stranieri dai 18 ai 28 anni. Questo SCU – collegato come quello attuale alla “difesa della Patria” (art. 52 della Costituzione) – è pensato della durata di 8 mesi (eventualmente prorogabili di 4 mesi), dei quali i primi 6 nell'ambito di un progetto specifico, più 2 mesi finali nei quali il giovane sarebbe accompagnato con un tutoraggio in una valutazione delle sue competenze, verso il mondo del lavoro, o avrebbe la possibilità di una esperienza di scambio con paesi europei partner dove esiste già un servizio civile volontario (Francia e Germania), oppure di uno scambio in altre regioni italiane. Per reperire fondi, la proposta del PD così come quella di Renzi ipotizzano una compartecipazione degli enti di servizio civile (attualmente enti pubblici e del Terzo settore), ma anche di realtà “profit”, che potrebbero partecipare al finanziamento dei progetti. Per l'estero ci sarebbe inoltre un collegamento con la nascente esperienza dei Corpi Civili di Pace. E’ proprio sull’aspetto economico però che si aprono anche in questo caso i dubbi maggiori, soprattutto da parte degli enti. Qualcuno poi ha anche fatto due conti: centomila giovani che svolgono otto mesi di servizio civile a circa 434 € al mese solo di compenso costerebbero 347 milioni di euro, a cui vanno aggiunte le spese per il “tutoraggio”, di vitto ed alloggio per chi va in altri paesi europei, o in altre regioni d’Italia, per i tirocini e per la valutazione delle competenze, la copertura assicurativa e altre imposte. Complessivamente per il SCU a regime, ossia con 100.000 giovani all'anno, sarebbero necessari finanziamenti oscillanti tra i 450 ed i 500 milioni di euro, a fronte dei 105milioni stanziati nel 2014 per l’attuale servizio civile, corrispondenti oggi a poco meno di 18mila volontari, dei quali solo 400 all’estero.
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