Politica

Boschi: ecco come è nata la Riforma del Terzo settore

Il Ministro per le Riforme Costituzionali che è stata alla regia della bozza di legge quadro sul Terzo Settore dice a Vita: «I tempi stretti non mi hanno spaventato perchè per noi che il Terzo settore sia il primo era convinzione da anni. Poi il Gruppo di lavoro è stato eccezionale. Ora aspettiamo il contributo via mail dei volontari»

di Riccardo Bonacina

Matteo Renzi, che l’ha voluta al governo in un ruolo delicatissimo, essere motore e presidio di uno degli obiettivi fondamentali del suo mandato, quello delle Riforme istituzionali e all’attuazione del programma, l’ha soprannominata “la prima della classe”. Di certo lei, Maria Elena Boschi, trentatreenne di Montevarchi alla sua prima legislatura, laureata con lode in giurisprudenza e un master in diritto societario, lo sta ripagando con una tenacia, capacità di lavoro, precisione e competenza che i parlamentari e anche gli italiani stanno imparando a conoscere. E lo fa senza troppe paure o timidezze, si tratti di affrontare i vecchi marpioni delle aule parlamentari, o le scaltrezze nascoste nelle virgole degli emendamenti, o ancora l’assommarsi d’impegni che “pié veloce”, Matteo gli affibbia quasi quotidianamente. Tra questi impegni anche quello della Legge di Riforma del Terzo settore che Maria Elena Boschi ha appreso lo scorso 12 aprile a Lucca al Festival del Volontariato ascoltando in prima fila Matteo Renzi che annunciava, guardandola e chiamandola in causa, che entro un mese esatto il Governo avrebbe sottoposto alla pubblica discussione una bozza. Con queste parole: «Credo si debba andare verso la ridefinizione di cos'è Terzo settore e di tutte le misure che occorrono al suo sviluppo deve andare in una legge ad hoc. Legge che non può che avere il percorso del disegni di legge delega, a mio avviso. Che tenga dentro anche tutte le questioni normative su cui tante volte abbiamo discusso rispetto al Codice Civile e alla valutazione che noi dobbiamo avere della struttura dell'associazionismo. Che tenga dentro le equiparazioni della detraibilità dei partiti politici con le associazioni di volontariato. Vorrei sfidarvi in questo modo: noi siamo pronti nell'arco di un mese, coi ministri competenti, ad andare in Consiglio dei Ministri e approvare uno schema di disegno di legge delega. Senza però fare tavoli. I tavoli li fanno i mobilieri. Noi facciamo uno scambio di documenti via mail. Organizzatevi dei luoghi di dibattito e di confronto e restituiteci le vostre opinioni in un percorso open. Si fa il testo, noi lo offriamo alla vostra attenzione e lo correggiamo insieme. Poi si va in Parlamento e si cerca di correre tutti insieme per scrivere una pagina nuova».

Non è difficile immaginare che, chiamata di fronte a una platea foltissima di oltre tremila volontari ad un nuovo impegno, a Maria Elena Boschi sia venuto un mezzo colpo. È così?
Beh, quando parlando ai volontari ha annunciato «entro un mese (comprensivo di 25 aprile e 1 maggio ndr) il Governo prende l’impegno di proporre un riordino complessivo del Terzo settore», mi sono detta, ecco un altro impegno tosto e ambizioso visto i tempi abbastanza stretti anche in considerazione dei molti altri fronti aperti dalle Riforme istituzionali a tutto il resto, ma nello stesso tempo ho detto,  sarà dura ma ce la faremo. Sono stata chiamata in causa non solo perché presente all’evento, ma anche per la delega che mi è stata affidata sull’attuazione del programma. Nonostante i tempi stretti c’è stato subito un pensiero che mi ha dato coraggio: mi sono ricordata che quello che poteva apparire uno slogan “Primo settore non più Terzo” con le sue ragioni e argomentazioni era presente nel programma di Renzi sin dalla campagna nelle primarie del 2012 e poi, naturalmente anche in quelle dell’anno successivo. Insomma, quello del Terzo settore come risorsa del Paese, e voi di Vita ben lo sapete, è un tema su cui Renzi e tanti di noi hanno la testa da anni. Quindi l’impegno che Renzi ha preso il 12 aprile è di fatto un impegno che noi avevamo preso ben prima e che una volta al Governo abbiamo ribadito e rispettato.

Da quel momento in poi come è proceduto il lavoro?
Dopo Lucca io mi sono limitata ad un’azione di impulso, promuovendo un incontro per dare avvio ai lavori e poi al coordinamento di un gruppo di lavoro in cui sono stati coinvolti innanzitutto il ministero del Lavoro e del Welfare, in particolare Luigi Bobba  che è il sottosegretario che ha la delega sul Terzo settore e poi alcuni parlamentari del Pd e della maggioranza che da anni lavorano prima come cittadini e poi come parlamentari sui temi del Terzo settore. Invitati a lavorare si sono messi con entusiasmo e generosità ad approfondire i temi ed è partito uno scambio di documenti e opinioni. Insomma si è trattato di un Gruppo preparato e prontissimo su questo tema di cui hanno fatto parte Edoardo Patriarca, Paolo Beni, Stefano Lepri, Bruno Molea, Andrea Olivero, Federico Gelli, Francesca Bonomo, Davide Faraone. Inoltre nei mesi precedenti, come Partito democratico (in particolare Faraone che in segreteria nazionale si occupa del terzo settore), erano stati organizzati degli incontri con i rappresentanti del Terzo settore e le associazioni per condividere alcuni aspetti delle idee che poi abbiamo messo in campo. C’è stata comunque una indubbia velocità grazie anche a internet, che ci ha permesso un confronto anche a distanza, e al lavoro dei miei collaboratori al Ministero. C’era soprattutto la volontà di arrivare ad un punto nei tempi promessi per dimostrare che per noi il Terzo settore è davvero un tema serio e concreto e una priorità e il modo migliore di dimostrarlo era intanto rispettare la scadenza del 12 maggio.

Ora ci sono 30 giorni per la discussione via mail e nelle forme che le organizzazioni riterranno più opportuno darsi e un indirizzo email a cui far pervenire le osservazioni e le richieste (terzosettorelavoltabuona@lavoro.gov.it)
Trattandosi poi di un tema delicato e che coinvolge tantissimi soggetti, oltre 300 mila realtà, circa un milione di addetti, quasi 5 milioni di volontari, abbiamo deciso di lasciare la proposta online per una sua discussione. Una proposta che però individua quelli che per noi sono gli obiettivi di una Riforma quadro avendo specificato delle proposte, forse persino troppo dettagliate e certamente non generiche,  cercando anche di restituire l’anima e la filosofia che ispirano le nostre proposte. Chi opera in questo settore, ma anche il cittadino volontario di una associazione magari periferica, può adesso inviarci le sue osservazioni o proposte aggiuntive, o ancora le sue critiche e il suo dissenso. Alla fine di questo mese di consultazione e di dialogo avremo poi 15 giorni per stendere il testo della Riforma e dell’atto normativo che, come annunciato, sarà portato al Consiglio dei ministri il prossimo 27 giugno.

Sarà una legge proposta dal Ministero del lavoro e del Welfare e in che forma, legge delega?
Io continuerò a dare una mano come coordinamento anche per le mie deleghe che prevedono anche i Rapporti con il Parlamento e quindi la necessità di seguirne poi l’iter parlamentare, ma certamente l’iniziativa sarà seguita dal ministero competente che non ha caso si chiama ministero del Lavoro e del Welfare. Noi, come abbiamo scritto, crediamo che la crescita del Terzo settore avrà ricadute molto positive anche sull’occupazione e non a caso viene riconosciuta nelle proposte una certa centralità alla riforma dell’impresa sociale.  Per rendere concrete queste proposte certamente si prevede un disegno di legge delega, poi, alla fine del lavoro di questo mese, vedremo se ci sarà qualcosa da anticipare con un decreto. Vedremo.

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